Tre atti teatrali sul desiderio della libertà nel progetto di Giancarlo Cauteruccio.
Il desiderio di essere liberi è insito nella prigionia di una sottomissione, quella del coinvolgimento indiretto alla guerra che trascina a combattere non con le armi ma con la remissività e l’adattamento a un unico contesto fatto di tanti, infiniti elementi e stati d’animo. Al Teatro Studio Mila Pieralli di Scandicci dal 10 al 18 aprile Giancarlo Cauteruccio porta in scena “15/45 Uno Studio sulle guerre”, progetto sul desiderio di un senso di libertà che investe chi i conflitti li subisce nell’attesa di quella che sembra l’utopia della risoluzione alle ostilità. Una prima nazionale scandita in tre appuntamenti, realizzata anche grazie alla collaborazione con il Comitato Permanente della Memoria del Comune di Scandicci e con ANPI sezione di Scandicci e sezione provinciale di Firenze. Tre spettacoli, o meglio, tre atti legati dal filo rosso di un tema comune. Cauteruccio raccoglie le esperienze di tre “eroi minori” in un vero e proprio segmento temporale, quello che intercorre tra le due chiusure di sipario dei conflitti bellici. Maria Plozner Mentil, Bruno Neri e Jacopino Vespignani sono i protagonisti delle tre drammaturgie, le storie “non ufficiali” tra il 1916 e il 1945.
“Hanno Sparato a Maria! Memoria di scena per una donna italiana” di Giuliano Compagno va in scena il 10 e 11 aprile e racconta la vicenda di Maria Plotzner Mentil, una giovane madre di quattro figli, interpretata da Patrizia Schiavo. La guerra Maria la subisce in quella che è una doppia separazione di ciò che comunemente si definisce Storia: quella dello sfondo e quella personale; non solo un marito impegnato sul fronte carso, ma anche il bisogno da parte della protagonista di arruolarsi per essere d’aiuto ai soldati nelle zone di combattimento. Una storia di diverso coraggio la sua, un eroismo quasi velato, dai tratti meno nitidi di chi viene definito con lo stesso glorioso aggettivo ma che sembra risultare sempre più chiaro per il fatto d’aver impugnato un fucile in direzione del nemico. La scelta audace della Plozner Mentil non la risparmierà dalle atrocità della guerra: sorpresa dal colpo di un cecchino austriaco, la giovane madre è sorpresa dalla pallottola che le costerà la vita. Da qui il non casuale titolo del Primo Atto che riguarda la memoria di una forza d’animo, di un eroismo che si fa donna e che vanta il cimelio di una medaglia d’oro e la sepoltura in un ossario tra migliaia di soldati caduti sul fronte.
Roberto Gioffrè è Bruno Neri, protagonista del Secondo Atto “Berni –Storia di Bruno Neri, il calciatore partigiano” di Francesco Graziani in scena il 14 e 15 aprile. Di nuovo due Storie che si intersecano: la grande guerra e quella intima, combattuta in prima persona da uno dei calciatori più conosciuti del campionato italiano. Dalla Fiorentina a quello che sta diventando il grandissimo Torino Bruno, lontano dai vizi di una vita che la sua carriera gli avrebbe concesso, “attacca” il pallone al chiodo e mette da parte i progetti pensati per una vecchiaia tranquilla, come l’officina comprata a Milano. Il noto giocatore decide di impegnarsi sul fronte della guerra con la stessa determinazione che aveva sul campo di calcio.
L’ultimo appuntamento previsto per il 17 e 18 aprile è “Jacopino Vespignani. La Sapienza del Coraggio” di Lorenzo Bertolani con Luca Mauceri. A trentasei anni il protagonista della vicenda viene insediato come Commissario prefettizio del paese di Teodozio. Siamo nel periodo dei “prologhi” di quello che sarebbe poi divenuto l’affliggente contesto della Seconda Guerra Mondiale, un delicato momento già nel luglio 1942 per le sempre difficili scelte da affrontare. La drammaturgia si snoda nel flashback di un vissuto, cinquant’anni dopo quei tragici avvenimenti vengono ripercorsi i momenti di una carica pubblica di opposizione al conflitto in periodo di guerra. Le difficoltà di un vivere quotidiano e le scelte dettate dal cosa sia più giusto fare nell’ambito di un conflitto che non ha mai indugiato in tema di soluzioni, la storia di Jacopino passa per alcuni dei suoi momenti più difficili da sostenere: attimi interminabili passati in prigione, interrogatori al cospetto di ufficiali tedeschi, attese di terrore nel bilico di sentenze che avrebbero stabilito la possibilità di vivere o morire. Unica interlocutrice di questi lontani racconti è la moglie Rosetta, compagna di una vita che ha vissuto al fianco di quella stessa persona che attraverso le parole rievoca un tacito ma mai omesso coraggio.
La Storia si completa e si delinea anche sommando le infinite vicissitudini delle persone coinvolte di riflesso nella guerra. Il coraggio è l’unico vero fucile che può essere sfoderato senza troppo pericolo, se non per chi non teme la paura di “impugnarlo”.
Laura Sciortino