“Love bombing”, al Nest esplodono
le contraddizioni della nostra epoca

Pronto a salpare per altri lidi italiani, il “Love Bombing” visto al Nest di Napoli scaraventa lo spettatore in un claustrofobico bunker di resistenza, immaginando un assedio islamico e cinque uomini schiacciati da un soffitto troppo basso per farli stare in piedi, metafora di un’oppressione incombente. Giuseppe Miale di Mauro mette su uno spettacolo di sinistra suggestione, avvalendosi di un cast di notevole forza scenica, su un tema – la possibile espansione del Califfato – più che mai attuale. I cinque uomini asserragliati nel bunker portano storie diverse, e diverse istanze. La rabbia sfuma nella malattia (un umanissimo Stefano Jotti), o deflagra vendicativa (Gennaro Di Colandrea) quando un mujahideen (l’ottimo Giovanni Serratore) viene catturato e trascinato nella tana. Il dubbio su cosa farne pone gli uomini di fronte ai propri limiti. Commuove la disperata ansia del “guaglione” del gruppo (Adriano Pantaleo), gravemente ferito, ma è possibile riconoscersi anche nell’etica del pediatra (Andrea Vellotti) o nell’intensissimo Falco (il sempre puntuale Giuseppe Gaudino). Ogni emergenza porta una verità, e Miale di Mauro avvolge di umanità ogni acuminata istanza. Spettacolo serrato, inquieto, spettinato quanto basta. Visionario ma non troppo. Ognuno potrà rivestirlo della propria, personale, angoscia. Potenza di un teatro di suggestione, pieno d’anima.
Antonio Mocciola

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