Degà

Oggi ho avuto il grande piacere di scambiare quattro chiacchiere con Gaetano Marrone, in arte Degà. Gaetano è un cantautore dal grande talento e dallo spiccato senso artistico. Golden hour è il suo primo EP, che si può trovare da venerdì 15 giugno in tutte le piattaforme digitali. Un titolo che emerge in maniera naturale per i suoi molteplici risvolti di significato, dall’atmosfera mistica del valore del tramonto nello sviluppo della giornata, a quella che in fotografia chiamano “l’ora d’oro”, quando la macchina fotografica sembra, con i suoi scatti, inseguire il sole fino a lasciar spazio alla notte.

Degà attraverso questo progetto musicale ha voluto soprattutto restituire alla musica il valore che ha avuto nella sua vita, riferendosi a quella che in chirurgia d’urgenza chiamano la “Golden hour”, il periodo di tempo che va da pochi minuti a diverse ore dopo una lesione traumatica causata da un incidente, durante il quale vi è la più alta probabilità che un pronto trattamento medico possa evitare la morte. La musica come terapia, per tornare ad emozionarsi davanti ad un semplice tramonto in spiaggia.

 

Chi è Degà e come mai questo nome?

Degà è lo pseudonimo di Gaetano Marrone, un cantautore sognatore di origini napoletane. Il nome è venuto fuori in modo naturale. In salone ho esposto un quadro di Edgar Degas: in quel momento stavo pensando ad un nome d’arte e “Degà” suonava molto bene, perché è un nick breve e tronco. Poi io mi chiamo Gaetano, e con De – Gà, è come se volessi dire: “Riguardo Gaetano”.

Ci racconti i tuoi primi passi in ambito musicale?

La mia passione per la musica è nata in modo naturale. Fin da bambino mi divertivo a cantare e ascoltare tantissima Musica. Mi ricordo che passavo ore con lo stereo a cercare la canzone che preferivo, per poi premere il tasto rec e registrarla sulle vecchie cassette: qualche volta per errore ho rovinato cassette originali di mio padre. Andando avanti con l’età, ai tempi dell’università, ho conosciuto un mio amico chitarrista, con cui ho iniziato a scrivere le prime canzoni e creare un duo musicale. Successivamente ho imparato a suonare la chitarra e ho intrapreso la carriera da solista. Dopo 15 anni eccomi ancora qua, a cercare di scrivere la canzone più bella che abbia mai realizzato.

Un artista italiano e uno straniero con cui vorresti incidere una canzone.

Ce ne sono molti con cui inciderei una canzone ed aggiungo anche con cui “scriverei” un testo. Sicuramente Cesare Cremonini, che è un cantante che mi piace tanto: credo che sia uno dei pochi artisti che riesca ad essere innovativo senza tralasciare il cantautorato classico italiano. Mentre come artista straniero mi piacerebbe duettare con Anthony Kiedis e Jhon Frusciante dei Red Hot Chili Peppers, in un utopistico mondo futuro.

Secondo te la musica ti rende libero?

La musica è sicuramente un espediente positivo per raggiungere la libertà. Come tutte le realtà positive non può far altro che farti del bene e renderti migliore, quindi anche Libero. Ma come tutte le cose, anche le più belle e le più pure, se le fai diventare un’ossessione, possono renderti schiavo.

Quali sono le tue passioni oltre la musica?

Oltre la musica, sono un grande appassionato di calcio. Appena posso vedo partite, leggo notiziari e tra poco ricomincerò di nuovo a giocare, dopo il blocco dovuto alla pandemia. Mi piace molto anche il cinema e in passato ho anche recitato a teatro in qualche commedia.

Quale canzone è la colonna sonora della tua vita?

Anche qui faccio fatica a citarti soltanto una canzone. Diciamo che secondo me non esiste la colonna sonora della vita, ma la colonna sonora del tuo momento, o periodo di vita che stai affrontando.          Oggi voglio nominarti “La vita è bella” di Nicola Piovani, un po’ per il periodo difficile che fortunatamente stiamo superando, un po’ perché essere positivi e speranzosi fa sempre bene. Dopo tutto quello che è successo, alla fine, siamo ancora qua a progettare e pianificare un futuro migliore, e non è una cosa da poco.

Come è nato Golden Hour?

Ho scelto di realizzare un “EP” perché dopo i primi tre singoli di esordio mi sembrava giusto offrire qualcosa di più importante per dare credibilità al progetto. Ho selezionato le canzoni tra una ventina di quelle scritte nell’ultimo anno. Avendole composte tutte in breve tempo, avevano già di loro molti aspetti in comune, quindi, si sono associate in modo naturale, a parte “Dove finisce il giorno”, che è una canzone che ho scritto 8/9 anni fa. Avevo bisogno di inserire nell’EP una canzone con un ritmo funkieggiante, ma non mi usciva nulla di estremamente convincente, quindi ho deciso di riascoltare qualche mia vecchia demo, e quando ho ascoltato “Dove Finisce il Giorno”, non ci sono stati dubbi.

Ovviamente ho messo mano al testo, allineandolo al mio attuale modo di scrivere. Nell’EP mi sono servito di un tipo di scrittura diverso, senza tanti filtri, cercando di descrivere gli avvenimenti da un punto di vista diverso rispetto al solito. Quando ho finito di incidere l’EP, non avevo ancora scelto il titolo. Ho ascoltato e riascoltato le canzoni per trovare un punto in comune che le unisse così mi sono accorto che ogni brano aveva un’ambientazione al tramonto, un elemento naturale che invita l’ascoltatore a sedersi su una spiaggia e godersi lo spettacolo della natura.

C’è un genere musicale lontano dalle “tue corde” in cui ti piacerebbe cimentarti?

Mah in realtà no. Cioè mi piacerebbe cimentarmi in qualcosa di diverso sicuramente, ma non lontanissimo dalle mie corde. Mi piacerebbe tanto un giorno scrivere qualche brano nel mio dialetto, il napoletano. Non l’ho mai fatto per l’enorme rispetto che provo nei confronti della musica napoletana, per quello che rappresenta in Italia e nel mondo e per la sua sacralità. Oggi ancora non mi sento pronto, spero arrivi un giorno il momento giusto.

Come è nata la canzone Cola di Rienzo?

Cola di Rienzo” l’ho scritta il primo gennaio 2021, di sera, dopo l’abbuffata e i petardi di Capodanno. Volevo iniziare l’anno scrivendo una canzone, come una sorta di buon augurio. Mi sono messo al pianoforte elettrico, ho pigiato il primo accordo, e in modo naturale è uscita la prima frase. Da lì ho sviluppato l’intera storia come una sorta di viaggio. La canzone è una rivelazione per il protagonista del pezzo. Partendo da una citazione al contrario di Morgan, si sviluppa il viaggio mentale di un realizzato uomo d’affari che, strizzando l’occhio alla nostalgia del passato, rivive alcuni momenti semplici e felici del suo percorso di vita romana prima di trasferirsi a Milano. Ricorda soprattutto la sua storia d’amore, soffermandosi sul principio sempre valido di “less is more”, perché i sentimenti non hanno un valore economico: un castello senza amore può far rimpiangere un monolocale.

Sei una persona ottimista?

Di natura ho un’indole pessimista, a meno che non abbia la certezza matematica che quell’avvenimento avrà un lieto fine. Forse sarà leggera insicurezza? Forse sarà poca fiducia nei confronti di ciò che ho attorno? Alla fin fine è solo ansia mischiata a un perfezionismo che non raggiungerò mai.

 

La musica aiuta a non sentire dentro il silenzio che c’è fuori.

Johann Sebastian Bach

 

Valerio Molinaro

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