“Charlie – moto onirico malato” di Mancuso
Allo Spazio Bis di Catania tutti i colori del lutto

Un fratello (Elmo Ler) e una sorella (Loriana Rosto) corrono per scappare dalla polizia. Si rifugiano dentro un cantiere all’interno del quale c’è un trasformatore d’energia elettrica che serve alla costruzione di una grande diga. I due vengo folgorati dall’alta tensione. Uno muore. uno sopravvive. Dieci anni più tardi, la madre (Lina Giuffrida) ricostruisce i fatti da sola in camera da letto dove vi è costretta perché non si è mai ripresa dallo shock della perdita del figlio. Un  lutto mai elaborato che nelle mani di Sebastiano Mancuso, autore e regista, diventa “Charlie – moto onirico malato”, cinquanta intensissimi minuti in cui i tre attori danno vita a un flusso di ricordi e sensazioni, ad accompagnare il dramma.

Operazione rischiosissima, ambiziosa, originale, perturbante, “Charlie” sconta qualche ingenuità di messa in scena e carenza di ritmo, ma convince per lirismo e sicurezza interpretativa, che con Ler e la Rosto raggiunge notevoli apici emotivi. Lo Spazio Bis di Catania è cornice ideale per ospitare testi audaci, freschi, non banali, e questo certamente lo é. Mancuso attraversa tutte le sfumature del dolore e del lutto, compresa la rimozione, facendo abbondante uso di simbolismi e colte sotto-trame, utilizzando però solo in parte l’ampio spazio scenico a disposizione, relegando – giustamente – a un trono gestatorio sopraelevato la mater dolorosa cui dà corpo e voce la Giuffrida. Si fanno apprezzare i movimenti ieratici e precisi di Ler, così come la vibrante emissione vocale della Rosto, mentre la suggestione delle luci, molto ben adoperate, incorniciano sapientemente l’azione.

Conforta l’ampia e calorosa partecipazione del pubblico, tutt’altra che scontata in questi tempi magri. Il giusto premio per una compagnia giovane e meritevole, da cui é lecito attendersi ulteriori scatti in avanti. Il coraggio e il talento non mancano.

Antonio Mocciola

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