Carlo Liberatore. Da Sulmona alla conquista del Mondo

Ha raccolto ampi consensi di pubblico e di critica con “Another Love”, allo scorso Sulmonacinema festival. Carlo Liberatore, 30 anni il prossimo novembre, è propheta in patria: “Il nostro corto è sbarcato in California, e sta andando benissimo. Ma presentarlo nella mia città è un’emozione incredibile”. Regista (premio speciale della giuria al “Cervignano Film Festival – il cinema del confine e del limite”, nella sezione videoclip Internazionali dedicata al regista Michel Gondry), sceneggiatore per la compagnia inglese Masked Frame Pictures, musicista, con la passione della scrittura e della fotografia, Carlo Liberatore ha le idee chiare e il cauto entusiasmo della stirpe peligna: “Another Love, scritto con Victor Perez, doveva essere inizialmente un corto noir più stilizzato, ma questa versione di 20 minuti rende maggior giustizia al prodotto. Victor voleva passare dal mondo degli effetti visivi alla regia, lui viene da quegli ambiti. Basti pensare che ha collaborato ai film di Danny Boyle e Cristopher Nolan. Io sono un tipo più riflessivo, ho trasferito in questo film, che ha il tema dell’assenza ed è stato girato a L’Aquila con protagonista Maria Ruiz, la mia difficoltà nell’elaborare la mancanza delle cose, o persone, che perdevo. Penso a mio nonno Panfilo, ad esempio“. Un piccolo film che sta facendo il giro del mondo: San Jose, Tangeri, Carmel, Marbella, Torrelavega… Carlo ha una profondità rara per un ragazzo di 29 anni, formatosi all’Accademia Internazionale per le Arti e le Scienze dell’immagine di L’Aquila, con tanto di tesi supervisionata da Gianfranco Rosi: “E’ lì che ho conosciuto Victor – racconta Carlo – per un anno e mezzo abbiamo lavorato ad Another Love, fondendo le nostre anime diversissime. Io sono sempre in cerca dell’altro, del diverso da me. Sono curioso, osservatore, portato all’indagine. E tutto questo confluisce anche nell’attività musicale, suonando la chitarra acustica e scrivendo testi, ma anche nella fotografia, altra mia grande passione“. Intanto, la ricerca continua, sempre e per sempre: “L’arte, per me, è una sorta di psicanalisi a posteriori, egoisticamente mi serve per capire la mia interiorità. E ringrazio le persone che non ci sono state. Sono più affascinato dalle cose che non posso avere. E di certo preferisco farmi venire a scoprire, piuttosto che propormi“. Un pizzico di timidezza che si addice a chi scrive. E intanto, nella sua Sulmona, l’ultima sala sopravvisuta, il Cinema Pacifico, ha chiuso i battenti: “Una malinconia incredibile, ma non dobbiamo arrenderci. Senza cultura si muore, o peggio ancora si vivacchia. Bisogna invertire la tendenza. Nel nostro piccolo, noi giovani ci stiamo provando“.
Antonio Mocciola

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