“Vulìo”, Gea Martire ed il miracolo dell’amore carnale

L’amore che prende i sensi, che dona la vita, questo è il vero miracolo, sembra suggerire il nuovo spettacolo che Gea Martire, dopo il successo di “Mulignane”, porta in scena sempre con la regia di Antonio Capuano, dal titolo “Vulìo”, che in dialetto napoletano significa “desiderio”, ed è il desiderio fisico, la passione, quello che Maria Immacolata, la protagonista, conosce bene, facendo fronte ai tanti pregiudizi di un ambiente puritano della provincia nella quale vive. A dispetto di zia Angelina che anche dopo la morte la perseguita con i suoi rimproveri sui costumi poco consoni , Maria Immacolata ama e lo fa con tutta se stessa, e quando per uno strano scherzo del destino si trova a dover indossare i mortificanti abiti da “dama bianca” nel pellegrinaggio che porta gli ammalati alla disperata ricerca del miracolo di Lourdes, eccola che riesce a trovare nella sua vitalità sessuale la vera spiritualità, la vita che si contrappone al dolore ed alla morte.

Gea Martire, unica interprete di un testo che trova la sua vera forza nella spiritualità pagana che esprime, porta in scena una galleria di personaggi di grande impatto comico, dalla zia Angelina alle persone che incontra nel suo pellegrinaggio. Non è certo superfluo sottolineare la straordinaria versatilità della Martire, attrice a tutto tondo che riesce a calarsi in tanti ruoli con rara generosità. Ed è ripagata da altrettanta generosità da un pubblico in visibilio che non perde occasione di sottolineare con risate ed applausi le sue interpretazioni. A nostro parere, è, però, proprio l’eccesso di ricerca della risata a risultare l’unico, piccolo anello debole dello spettacolo, con una regia che concede un po’ troppo spazio alla gag, puntando alla facile comicità, con battute non sempre all’altezza della bravura dell’interprete e del messaggio del testo, esaltato, di contro, nel bellissimo finale, in cui la sensuale danza di Maria Immacolata emoziona e coinvolge più di mille parole, grazie all’eccellente presenza scenica ed immedesimazione dell’interprete.

Napoli,  Teatro Sancarluccio – 29 Gennaio 2015

Gianmarco Cesario

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