“Sotto una buona stella”, Verdone-Cortellesi
nel nome di un onesto mestiere

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Non brilla per originalità, il nuovo film di Verdone, che si avvale dell’ottima interpretazione di Paola Cortellesi

Preceduto da un’imponente macchina promozionale, pari almeno agli sforzi produttivi, “Sotto una buona stella” riporta sui grandi schermi Carlo Verdone, tra i protagonisti de “La grande bellezza” fresca di Oscar, con lui, Paola Cortellesi, perfettamente a suo agio in una commedia che non fa sfracelli, ma si lascia seguire con intorpidito piacere. Un uomo d’affari, benestante (Verdone) perde tutto per una ruberia del socio, e contemporaneamente resta vedovo. I due figli, post-adolescenti (Tea Falco e Lorenzo Richelmy), gli piombano in casa, coi relativi problemi, ma una bizzarra vicina (Cortellesi), tagliatrice di teste per professione (seguiti da rimorsi lancinanti, non sia mai), prende a cuore le sorti dello scombiccherato trio. E amore sarà.

Stilla bontà a profusione il carrozzone di De Laurentiis, e non ci sono sorprese neanche a pagarle. I battibecchi, i giovani viziati e senza padre, l’uomo buono e maldestro, la rassicurante minestra verdoniana gioca facile proponendo una ricetta dai sapori dolciastri, come il bruttino titolo del film promette. Il duo romano sconta decenni di distanze anagrafiche, ma l’eterna freschezza di Verdone e il piglio maturo della Cortellesi, impeccabile come sempre, annullano le distanze. Molto vani invece i tentativi dei due giovani attori, nel ruolo dei figli di lui, di bucare lo schermo, causa carenze strutturali che, nel caso della Falco, sono irrimediabili. La sceneggiatura procede placida come una nave da crociera, evitando accuratamente di buttarla sul sociale, malgrado i bellicosi propositi dichiarati dal regista, sprecando il tema del lavoro e della crisi annegandolo in un oceano di qualunquismo e superficialità. E’ l’Italia, bellezza. Non si ride mai, ma si sorride spesso. Il Verdone migliore è un dolce ricordo, ma quello attuale è comunque più onesto di tanti giovani, goffi, epigoni.

Antonio Mocciola

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