“Song ‘e Napule”, quando il Boss delle Cerimonie incontra Gomorra

eae770b0-b4ea-11e3-8ae5-53db2580adb8_DSC_6292Potrebbe quasi sembrare un film con Thomas Milian o un telefilm poliziesco degli anni ’70 l’inizio di “Song ‘e Napule”, nuovissimo lavoro dei Manetti Bros che sboccia nelle sale in questa metà di aprile, ma lasciando prendere ben presto alla storia una piega che lo porterà a metà strada tra una commedia ironica ed un action movie con quelle spruzzate di sentimento e di pathos che non guasta.

Il protagonista è Paco, un giovane disoccupato napoletano con diploma al conservatorio che accetta, un po’ costretto, ad accettare una raccomandazione per non dover necessariamente contare sull’aiuto della famiglia per vivere: si ritrova così in polizia con un comodo impiego all’ufficio deposito.

Per due anni la sua vita lavorativa scorre serena, ma un fortuito incontro con un malvivente colpevole di essere stato compagno di scuole elementari con un temibile boss e di esserci ancora in buoni rapporti, causerà un certo scompiglio nella vita del protagonista trasformando la sua vita nel giro di due settimane. Da impiegato sedentario si ritroverà infatti sotto copertura nei panni del tastierista di una band neomelodica pronto a partecipare al matrimonio del potente camorrista di cui sopra per poterlo stanare, ponendo quindi al centro di una vera e propria azione di polizia il cauto e pacioso musicista.

song-e-napule-giampaolo-morelli-in-una-scena-288807Alessandro Roja impersona in modo genuino e schietto i panni di Paco, presto col nome d’arte di Pino Dinamite, caratterizzando al meglio la timidezza iniziale del suo personaggio facendogli prendere picchi di gran disinvoltura nelle scene più aggressive, anche se la presenza forte la impone Giampaolo Morelli, alias Lollo Love, irresistibile stereotipo del neomelodico onnipresente a matrimoni e diciottesimi, impelagato però nei vizi di un manager voglioso di guadagno.

Paolo Sassanelli veste i panni del commissario arcigno ed autoritario che assegna il ruolo da infiltrato al tranquillo protagonista offrendo un’ottima recitazione ma purtroppo una scarsa padronanza dell’accento napoletano tanto da non riuscire ad imporre pienamente la validità del suo personaggio. Serena Rossi rappresenta la verace sorellina della star canora che scopre ben presto qualcosa di losco nella vita del nuovo collega del fratello, e oltre al ruolo di attrice, si aggiudica anche quello di interprete musicale con la possibilità di cantare due brani per la colonna sonora della pellicola.

Avendo come tema principale la melodia che spesso si ascolta per i vicoli di Napoli, il soundtrack è stato piuttosto curato, presentando brani cantati proprio dallo stesso Morelli e prodotti da Fausto Mesolella. Non sono da trascurare le presenze di gustose performance da parte di Carlo Buccirosso, ipocrita ed arrivista questore da cui tutto parte, Franco Ricciardi, cantante partenopeo di professione ma prestato al cinema in un ruolo che decisamente gli calza a pennello, nonché un importante cammeo di Peppe Servillo che porterà il film ad un fondamentale colpo di scena.

Bravi i Manetti Bros, romani di nascita, ad aver scelto e portato sul grande schermo una Napoli stereotipata solo fino ad un certo punto, mettendo nel calderone della pellicola alcuni elementi che caratterizzano il capoluogo partenopeo, nel bene e nel male, ma facendo soprattutto scoprire angoli della città spesso sconosciuti anche agli stessi cittadini. “Song ‘e Napule è un’opera che beneficia del classico linguaggio dei fratelli registi con il traino di miti che vanno da “Gomorra” fino ad una qualsiasi puntata del “Boss delle cerimonie”.

Gaetano Cutri

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