“Sei personaggi in cerca d’attore”
Il ridere intelligente di Emilia Miscio

Al Teatro Porta Portese di Roma è andato in scena “Sei personaggi in cerca d’attore”, nel contesto del Roma Comic Off Teatro Festival. Confermando – e allo stesso tempo sorpassando – il concetto che divertire è più difficile che commuovere, Emilia Miscio raggiunge la missione di creare una commedia intelligente, godibile e dai meccanismi oliati, scrivendo e dirigendo uno spettacolo che, tra le insidie, presentava uno spazio praticabile ridottissimo a disposizione di una compagnia (Sogni di Scena) nutrita e perennemente in movimento.

Con acume registico, la Miscio risolve il problema facendo dei suoi personaggi (in cerca d’attore) satelliti rotanti attorno a una stella fissa, una dormeuse d’antan, sulla quale, e attorno alla quale, accade di tutto.

Se lo spunto è classico – la commedia degli equivoci, le gelosie tra attori, i ritardi negli ingressi, gli errori della tecnica – le soluzioni sono invece creative e originali, grazie a un direttore d’orchestra che non perde mai né la misura, né il metronomo (un eccellente Simone Giulietti, attore sopraffino e di altissima temperatura teatrale).

Tutto il cast gira bene, con qualche spunto di notevole rilievo donato da Federica Pallozzi Lavorante e Antonino Palmeri, molto abili nelle controscene e nell’uso dei tempi e della voce, e da una assai espressiva Violetta Rogai. Interessanti le prospettive per Marco Gargiulo, un po’ ingabbiato in un ruolo stereotipato (il regista effeminato) ma con diversi colori interpretativi ancora da svelare, mentre Emanuele Grassetti, Mattia Cirelli, Claudio Carnevali e Dorinda Faustini riescono a tenere bene il passo di uno spettacolo complicato ed estremamente muscolare, ben incorniciato dalla direttrice di scena Simona Borrazzo, e da un lavoro tutt’altro da sottovalutare in un testo del genere (luci e fonica) compiuto dall’ottima Giorgia Caredda.

Pubblico numeroso e divertito, suggello prezioso a un lavoro senz’altro meritevole e che rivela, una volta di più, quanto si nascondano – tra i teatri cosiddetti “off” – piccole perle remote.

Antonio Mocciola

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