Orgia di Pasolini torna a Torino

Orgia debutta a Torino nel ’68, ma Pasolini rifiuta gli stucchi dorati e le poltroncine di velluto rosso della Sala Gobetti, all’epoca unica sede dello Stabile, salotto della Torino bene: lo spettacolo va in scena nella cosiddetta Sala delle colonne con Laura Betti e Luigi Mezzanotte. Gli spettatori – lo ricordo, perché c’ero – vi assistono seduti su scomode panche munite di un basso schienale. Il comune sentimento del pudore, secondo la vulgata del tempo, non consente il nudo, men che meno quello maschile, e il protagonista, prima di impiccarsi vestito da donna, sfilandosi le mutande, rivela degli improbabili slip sottostanti, color carne.

Al di là di queste notazioni di colore, va notato che le tragedie di Pasolini, scritte di getto nel ’65 (o, secondo altre fonti, nel ’66), rappresentano un capitolo a parte della sua produzione. In quegli anni lo scrittore rivendica il recupero di un teatro di parola, in contrapposizione a quello che chiama “teatro della chiacchiera”. E, in quei testi, la parola c’è: densa, prepotente, addirittura invasiva.

La domanda che ci si pone, specie per Orgia, come per Affabulazione, è se si tratti davvero di teatro, o di qualcos’altro.

ORGIA_622©2016LuigiLaselvaNon azzardo una risposta, ma il quesito sembra esserselo posto, con serietà, Licia Lanera, interprete e regista di Orgia, proposto dal Festival delle Colline Torinesi. Il testo è rispettato nella sua sostanziale integrità, salvo che Licia interpreta ambedue i personaggi, l’Uomo e la Donna, lasciando a Nina Martorana il ruolo della Ragazza: la sciocchina, inconsapevole, patetica testimone della tragedia che sta per consumarsi. Solo il finale, con l’impiccagione dell’Uomo, è risolto drammaturgicamente in modo diverso.

Il sorriso ironico, le imprescindibili fossette di Licia (nulla di più lontano dall’asprezza e la severità di Laura Betti) imprimono ai lunghi monologhi e ai dialoghi fra l’Uomo e la Donna un colore di disincantata ironia, ma proprio per questo ancor più inquietante. La scena nuda, costituita da un’unica poltrona e due microfoni a stilo, con tre immense riproduzioni di quadri del Seicento che calano dalla graticcia in momenti topici, evidenzia una soluzione registica più simile a una lettura interpretativa che a una rappresentazione teatrale nel senso tradizionale della parola. Una scelta che, lungi dall’essere riduttiva, sottolinea la natura atipica, intimamente verbale e intellettualistica, eppur densa di umori carnali, propria della produzione teatrale di Pasolini. Con un utilizzo scoperto e coerente del microfono, coniugato con un porgere che valorizza ed esalta quei registri corporei che caratterizzano la consolidata, originale poetica di Fibre Parallele, Licia riesce a dare spessore di carne e sangue all’intensità semantica e concettuale del verbo pasoliniano.

E si tratta di un testo non facile, che al debutto sortì notevole perplessità, sia nella critica, sia nel pubblico, ma dove Pasolini ha il coraggio di esplorare comportamenti che sarebbe riduttivo liquidare come estremi o patologici, ma che rappresentano invece la parte più oscura e profonda della nostra sessualità. Senza avventurarmi su un terreno psicanalitico, che non mi compete, direi che Orgia scandaglia e porta alla superficie il torbido di acque di sentina che le regole del viver civile ci hanno indotto a ignorare, a lasciare giacere, inerti, sul fondo oscuro della nostra consapevolezza. Ci obbliga a prenderne atto, farci i conti; non per rimuoverle, ma per imparare a governarle. L’alternativa è il loro emergere incontrollato, come dimostrano le cronache, purtroppo quasi quotidiane, dei ricorrenti episodi di violenza sulle donne, dei femminicidi. Ancora una volta, Pasolini rivela la sua natura di intellettuale scomodo, a volte addirittura scostante, ma lucido interprete dei nostri tempi.ORGIA729©2016LuigiLaselva

Anche per questo motivo, la proposta di Licia, la sua soluzione drammaturgica, sospesa fra perorazione esistenziale e teatro, ha una sua valenza etica, un’ulteriore, apprezzabile ragione di essere.

Claudio Facchinelli

Orgia, di Per Paolo Pasolini

Regia a spazio di Licia Lanera, con Licia Lanera e Nina Martorana

Produzione: Fibre Parallele

Coproduzione: Festival Della Colline Torinesi, CO&MA Soc. Coop. Casting e Management e con il sostegno di L’Arboreto – Teatro Dimora di Mondaino

Visto al teatro Astra di Torino il 7 giugno 2016

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