“L’uomo dal fiore in bocca” in ricordo dell’attore e regista fiorentino Gino Susini

L’atto unico pirandelliano realizzato con un sorprendente allestimento sulla banchina della stazione ferroviaria di Signa (Fi).

PIRANDELLO-STAZIONE-SIGNALa Compagnia delle Seggiole ci ha ormai da tempo abituati alla messa in scena di spettacoli in luoghi quanto meno inusuali. Basti rammentare i  numerosi ‘viaggi teatrali’ alla riscoperta di importanti monumenti storici fiorentini: la Certosa del Galluzzo, il Corridoio Vasariano, Palazzo Davanzati, Casa Martelli, per citarne solo alcuni. Ma questa volta ha superato se stessa realizzando, in collaborazione con la Nuova Compagnia di Prosa “Città di Firenze”, una versione del “L’uomo dal fiore in bocca” di Luigi Pirandello con una location d’eccezione: la banchina della stazione di Signa (Fi), dove si trova anche il Museo di oggettistica ferroviaria “Galileo Nesti”.

L’occasione è stata offerta dal ventesimo anniversario della morte di Gino Susini, attore, regista, capocomico e, dal 1968, direttore del Teatro dell’Oriuolo, un luogo di riferimento imprescindibile per la vita spettacolare toscana di quegli anni. Così Antonio Susini, direttore artistico della Nuova Compagnia di Prosa, ha deciso di rendere omaggio alla sua figura con un inedito allestimento di uno degli ultimi testi affrontati dal padre, in una mirabile interpretazione che è ancora oggi viva nella memoria degli spettatori dell’Oriuolo. Accanto a lui nell’impresa i due attori Fabio Baronti, che su quel palcoscenico ha mosso i suoi primi passi, e Gianluca Pacini, impegnato assieme ad Antonio a promuovere e portare avanti il ‘pensiero teatrale’ di Gino Susini.

L’atto unico “L’uomo dal fiore in bocca” è un testo difficile e mette indubbiamente a dura prova le capacità attoriali dei due interpreti previsti, ma Baronti e Pacini hanno emozionato il pubblico presente. Come noto, il dramma, allestito per la prima volta al Teatro degli Indipendenti di Roma nel 1923, è tratto dalla novella “Caffè notturno”, poi rinominata “La morte addosso”. Tuttavia il titolo teatrale, non esplicitando la chiave di lettura, risulta assai più insinuante e carico di fascino, oltre ad essere più enigmatico. Lo spettatore viene infatti costretto a seguire con attenzione lo svolgimento dialogico, che lo conduce solo a poco a poco a scoprire che sta assistendo a una riflessione sulla morte e non, come parrebbe dalle prime battute, sulla vita e sulla quotidianità. Un discorso serrato e studiato da Pirandello sin nei minimi dettagli. Ne sono un esempio le numerosissime indicazioni di pause che segmentano il flusso dialogico del protagonista. Pause che servono ad approfondire la sua psicologia e che sono intercalate in maniera magistrale da Fabio Baronti. Il fondatore della Compagnia delle Seggiole riesce in questo modo a restituire tutto il dramma e la tristezza della condizione di morituro e i suoi lunghi silenzi accrescono in maniera decisiva la tensione interna. Abile anche Gianluca Pacini nel ruolo del Pacifico Avventore. La sua presenza può sembrare, almeno all’apparenza, niente più che una mera occasione per il soliloquio del protagonista. Non è così. A lui è affidato il difficile compito di riuscire, attraverso il non verbale, ad accompagnare il racconto dell’Uomo dal fiore in bocca, sottolineandone le tensioni e indirizzando l’attenzione dello spettatore nella giusta direzione.

Come detto, il testo pirandelliano è interamente dialogato e l’autore si è limitato a integrare una serie di didascalie che incorniciano l’azione nello spazio di un caffè notturno, con tavolini e sedie sul marciapiede. Indicazioni che sono state sfruttate in maniera sorprendente dal regista che ha collocato il ‘caffè’ sulla banchina di accesso alla stazione ferroviaria di Signa. Un binario generalmente non utilizzato dai viaggiatori e che ha permesso di sfruttare le opportunità che una tale situazione offriva. Così la recita inizia solo quando riparte il Regionale da Pisa per Firenze delle 22.03 (quella sera in ritardo). È quello il treno ‘reale’ che  l’Avventore perde, dando il via all’azione. I due, l’Uomo dal fiore in bocca e l’Avventore, si ritrovano allora insieme, al caffè, entrambi in attesa di qualcosa. Tutto intorno a loro è bianco: bianchi sono i tavolini a cui sono seduti, bianche le sedie, bianchi i loro abiti (identici tra loro). In questo modo, come Susini stesso spiega in una nota di regia, la collocazione diventa incerta, una visione aldilà del tempo e dello spazio, in cui si è avvolti in una spirale di vita e di morte e dove i dialoghi potrebbero ripetersi all’infinito. Ma, per fortuna, alle nostre spalle, un altro treno arriva e riparte, quasi a ricordarci che, comunque, la vita continua a scorrere.

SIGNA (FI) – Museo di oggettistica ferroviaria “G. Nesti” e Stazione di Signa, 3 luglio 2014.

Lorena Vallieri

L’UOMO DAL FIORE IN BOCCA – Compagnia delle Seggiole e Nuova Compagnia di Prosa “Città di Firenze”, in collaborazione con l’Associazione Ferrovieri “Galileo Nesti” Signa – Museo di oggettistica ferroviaria. Autore: Luigi Pirandello; Regia: Antonio Susini; Direzione di scena: Luciano Nardini; Luci: Fabio Micheli e Lara Panieri; Fonica: Alessandro Kraus ed Elisabetta Nava; Costumi: Marta Zoltan.
Interpreti: Fabio Baronti, Gianluca Pacini.

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