“Luce nera” di Mirko Di Martino
tra manipolazione psicologica e sospetti

Il Pozzo e Pendolo, l’accogliente spazio teatrale in piazza San Domenico specializzato in teatro giallo, rinnovato nei trompe-l’œil e nella sistemazione degli arredi a tema, ha inaugurato la sua stagione con l’adattamento di Angoscia, un classico del cinema thriller interpretato da Ingrid Bergman.
Luce Nera, del regista e drammaturgo Mirko Di Martino è un adattamento convincente del testo teatrale Gas Light di Patrick Hamilton, rappresentato prima a Londra nel 1938 e poi, col titolo Angel Street, nel 1941 a New York, diventando uno degli spettacoli non musicali più rappresentati a Broadway. Da esso furono tratti due film negli anni ’40: una versione inglese diretta da Thorold Dickinson (1940) e quella più famosa diretta da George Cukor, con l’appassionata Ingrid Bergman protagonista (1944). Ne sono state girate anche delle versioni televisive, per la televisione inglese BBC nel 1939, per quella australiana nel 1958 e una versione live stage play per quella polacca nel 1961.
La Luce Nera è quella alimentata a gas che a casa di Paula (una intensa Titti Nuzzolese) si affievolisce ogni sera, quando il marito Gregory (un misurato Bruno Tramice) esce, abbandonandola alle sue angosce e al dubbio di una presunta infermità mentale. L’aggettivo “nera” rimanda al genere thriller e al buio in cui è raggomitolata la protagonista all’inizio del dramma, atterrita dai passi provenienti dalla soffitta cadenzati dal suono insistente di un pianoforte e quello cupo di un violoncello. Neanche la domestica, Nancy (Clara Bocchino, civettuola e allo stesso tempo circospetta) sembra all’inizio comprendere la sua angoscia e tantomeno la violenza psicologica che subisce la protagonista. In psichiatria tale forma di maltrattamento, che porta la vittima a dubitare della propria memoria e percezione prende proprio il nome di gaslightining dal titolo originale del film.
A differenza del film di Cukor, non assistiamo nel dramma di Patrick Hamilton al processo che porta Paula all’alienazione ma solo alla sua fase conclusiva, svelata dall’ispettore Cameron, Antonio D’Avino, talvolta un po’ impetuoso nei toni. La drammaturgia serrata di Mirko De Martino accompagna lo spettatore fino allo svelamento del mistero. I quattro attori si muovono sulla scena allestita da Serenella Coscione tra gli elementi di un salotto borghese stilizzato, sui quali la protagonista traccia con un gessetto i segni del suo soffocato smarrimento. I costumi di Annalisa Ciaramella ben si adattano al contesto della middle class anonima a cui i protagonisti del dramma originale di Patrick Hamilton appartengono.
Lo spettacolo, prodotto dall’associazione culturale Teatro dell’Oso, di Lioni (AV) è in scena fino a domenica 25 ottobre.
Miriam Andrisani

Share the Post:

Leggi anche