Francesco Manetti entra in scena al Teatro 1 della Pelanda come un insegnante che tenta di spiegare l’inizio di ogni cosa che, inevitabilmente, ha portato con sé anche l’inizio del male, visto come menzogna: “Prima il niente, il nulla. Poi nel vuoto della mente di Dio… l’idea, l’ipotesi. Quando niente di ciò che esiste esisteva, ma tutto era in potenza di esistere nella mente di Dio, qui c’è tutto”.
Con la creazione delle parole è avvenuta anche la creazione dell’alterazione della verità grazie ad un linguaggio sofisticato che ha in sé la possibilità di trarre in inganno. Ma tutto può essere racchiuso nelle parola Bereshit, ovvero in principio. Manetti disegna la lettera “bet” che sarebbe la seconda lettera dell’alfabeto ebraico, per poi strappare il foglio in piccoli pezzi che diventano allusione delle 5.820.960 vittime causate dal nazismo.
Basta un po’ di Nutella spalmata sulla testa e sul labbro superiore per definire i baffi ed ecco che ci si trova davanti ad un moderno Adolf Hitler.
L’abilità corporea e dei movimenti dell’attore raggela il sangue quando si passa dall’elenco di tutte le armi di distruzione possibile, al suono che queste emettono e infine agli effetti che sortiscono, rappresentati in religioso silenzio.
Il palco è nudo e totalmente vuoto tranne un piccolo manichino di legno che è costretto a mantenere le posizioni che gli vengono imposte e che diventa Pinocchio: il male è inevitabile anche in un burattino.
Sembra che non ci sia scampo ma sul finale avviene la metamorfosi sulle note di “Hitler in my heart”, l’attore si strappa l’abito e lo offre ad un impietoso padre mentre si lamenta chiedendo il perché di ogni male.
Resta nudo sulla scena avvolto in una nuvola di borotalco che sembra spazzare via l’orrore.
Roma, La Pelanda, 09 settembre 2014
Erika Morbelli
Regia di Antonio Latella
Drammaturgia di Federico Bellini e Antonio Latella
Con Francesco Manetti
Elementi scenici e costumi Graziella Pepe
Luci Simone De Angelis
Assistente alla regia Francesco Giolivo
Fonico Giuseppe Stellato
Produzione Brunella Fies
In collaborazione con KanterStrasse/Valdarno Culture