“Lei” di Spike Jonze
verso il romanticismo virtuale

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In una Los Angeles ambientata in un futuro non troppo lontano dalla nostra attuale realtà, Theodore (Joaquin Phoenix) scrive lettere personali per coloro che glielo richiedono. È un uomo solo, prossimo al divorzio con sua moglie (Rooney Mara), e la sua condizione di solitudine si aggrava  dopo vari appuntamenti che però non hanno suscitato in lui  sentimenti tali da coinvolgerlo in una nuova relazione sentimentale. Tutto ciò  fino a quando, casualmente, decide di acquistare un avanzato sistema informatico, il cui compito consiste nel soddisfare le richieste dell’utente.  Il nome del sistema è Samantha (a cui Scarlett Johansson, che peraltro non compare mai nel film, presta la sua sensuale voce, vero valore aggiunto). Tra i due nascerà dapprima una forte complicità che successivamente sboccerà in un vero e proprio amore.

Candidato a 5 premi oscar e vincitore di quello per la miglior sceneggiatura originale, Lei (Her)  tocca uno dei temi più  attuali e scottanti della società odierna:  quello della solitudine. Questa si manifesta soprattutto in un’epoca in cui il costante utilizzo di strumenti tecnologici ci collegano, almeno virtualmente, col resto del mondo, e ciò dovrebbe favorire i rapporti umani. Ebbene questi ultimi vengono sostanzialmente a mancare, facendoci perdere il confine (sempre più labile) tra realtà e fantasia. La stessa distinzione a cui dovrà far fronte Theodor che, innamoratosi di Samantha, gioverà di un miglioramento del suo  stato d’animo. Quest’ultimo viene  palesato tramite  la stupenda e indovinata colonna sonora (magnifica la canzone “The Moon Song”), ma soprattutto dallo scenario di una Los Angeles che svolge la funzione di paesaggio simbolico – metaforico e che quindi assume il riflesso dello stato d’animo, della psicologia del protagonista e, di conseguenza, magicamente, si “colora” per merito (e soprattutto) di una fotografia sofisticata.

Lei appare molto più di una commedia sentimentale. E’ è un opera che arriva al cuore dello spettatore tramite la storia sentimentale non certo comune che coinvolge Theodor e Samantha. Ma al contempo riesce a insinuare un tarlo che fa riflettere sulla mutazione (in peggio) dei rapporti sociali, dove si sostituisce il dialogo “faccia a faccia” con quello più freddo e distaccato del dialogo online. Fatte le dovute considerazioni, Lei,  può essere considerato pienamente uno di migliori film dell’anno cinematografico appena trascorso.

 

 

Dario Cerbone

13/03/2014

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