Dal racconto di Friedrich Dürrenmatt una convincente rielaborazione teatrale della Compagnia Kimera Teatro diretta da Paolo Mastrangelo
Ogni uomo ha i suoi scheletri nell’armadio, l’importante è che nessuno li scopra. Questa piccola affermazione contiene i limiti della legge nello smascherare i colpevoli, tutti ritenuti innocenti fino a prova contraria. I grandi processi della storia sarebbero potuti finire diversamente se le indagini fossero state condotte in maniera differente: è quello che vogliono dimostrare i protagonisti del racconto di Friedrich Dürrenmatt “La panne” (scritto nel 1956). L’autore svizzero, infatti, non nasconde la sua profonda sfiducia verso il sistema giudiziario, il quale è incapace di giungere alla verità. La trama è stata rielaborata per la scena dalla Compagnia Kimera Teatro e rappresentata al Teatro Le Laudi di Firenze: ancora una volta la scelta del regista Paolo Santangelo e dei suoi attori è caduta su un testo contemporaneo in cui predominano l’intrigo, l’ambiguità e l’atmosfera noir.
Al centro della vicenda quattro inquietanti vecchietti, uomini di legge in pensione, astuti osservatori e ottimi oratori. Il loro passatempo preferito è quello di riunirsi e ripetere i processi della storia, ma il gioco si fa più intrigante e allettante quando a essere messo sotto giudizio è un uomo in carne e ossa. Nessun imputato riesce a farla franca: anche coloro che per legge potrebbero risultare innocenti, sono moralmente colpevoli. Il malcapitato stavolta è il signor Trapp, un uomo pieno di sé e apparentemente senza macchia alcuna (Marco Contè), peccato che di fronte all’indagine minuziosa dell’ “accusa” (Paolo Santangelo) e alla severità della corte (Moreno Pini) a nulla serve l’impegno della “difesa” (Enrico Falqui). In realtà è proprio l’imputato a sottovalutare la situazione: credendo di partecipare a un banale gioco tra anziani, si ritrova condannato a morte per un crimine commesso – forse neanche consapevolmente – tanti anni fa e portato alla luce dai tre uomini. Finirà, quindi, nelle mani del boia (Sandro Trippi), il cui lavoro abolito anni fa è rimasto in vigore nella nuova realtà giuridica costruita dai quattro signori. Trapp non ha via di scampo, neanche la seducente cameriera (Eleonora Cappelletti) e il suo fratello muto (Stefano Algerini) avranno pietà di lui.
Il gruppo di attori mantiene alta la tensione dall’inizio alla fine: da un lato la foga dei quattro anziani, i quali usano con entusiasmo le argomentazioni più disparate per scavare a fondo nella vita della loro “vittima”, dall’altro l’imputato, ignaro del triste destino incontro al quale sta andando. Particolarmente pignola l’accusa-Santangelo (convinto sin dal primo istante della colpevolezza di Tropp), simpaticamente perplessa la difesa-Falqui (si sente perduto di fronte a un cliente che si lancia da solo in confessioni compromettenti), ingannevole l’atteggiamento serafico del boia-Trippi. Il magistrato-Pini, invece, dimostra tutta la sua eccitazione nel partecipare a questo “gioco diabolico”, fiero di avere lui l’ultima parola in giudizio e di aver allestito l’aula giudiziaria proprio nella sua dimora. Trapp-Contè appare inizialmente scaltro e spavaldo, ma si ritrova sperduto in un vortice che lui stesso, ingenuamente, ha prodotto: come in altre occasioni la sua interpretazione è puntuale e intensa. Kimera Teatro, ancora una volta, non ha deluso il suo pubblico.
LA PANNE – Regia: Paolo Santangelo; Autore:Friedrich Dürrenmatt; Interpreti:Marco Contè, Paolo Santangelo, Enrico Falqui, Sandro Trippi, Eleonora Cappelletti, Stefano Algerini, Moreno Pini; Musiche: Kimera Teatro; Scene: Flavio Mazzi; Costumi: Fiamma Ciotti Farulli; Luci: Marco Ricci; Compagnia: Kimera Teatro; Foto: Davide Gucci.
Firenze – Teatro Le Laudi – 22 novembre 2013
Mariagiovanna Grifi