La nuova opera di Annamaria Ghedina é “Passione nera”
“La mia scrittura virile rispetta e ama le donne”

 

Cerco sempre di parlare di sociale, anche quando affronto il romanzo storico, o esoterico, persino erotico”.

Sorride, Annamaria Ghedina, milanese trapiantata a Napoli da decenni, mentre parla della sua ultima fatica letteraria, “Passione nera”, ambientato nella prima metà dell’Ottocento ed uscito per In Fuga Edizioni.

Recita l’intrigante sinossi: “Fursan principe dei Roxburgh-Wütterberg, colonnello dell’esercito di Sua Maestà Re Giorgio IV d’Inghilterra, spirito anticonformista, libero, schietto, spontaneo, ribelle e romantico, ritorna nei suoi possedimenti aviti nel Wiltshire nella brughiera fuori Salisbury, dopo 9 anni trascorsi sui campi di battaglia europei (la sconfitta di Napoleone a Waterloo), un sogno lo sconvolge ed è l’inizio di quello che si rivelerà essere un incontro topico per il nostro prince de sang. Luxana, la protagonista femminile, bella e misteriosa, sopporta, per amore, tutte le angherie a cui è sottoposta. La cognata Sammy – tipino particolare – come la nipotina Alice, il fratello Garison ed il dispotico padre Wilhelm Cameron Victor. A sfondo la società nobiliare e aristocratica inglese con le sue feste e le sue regole, gli intrighi di palazzo, la corruzione, la figura, ambigua e perfida, della marchesa Yvette de Polastron, la tratta illegale degli schiavi e la discriminazione verso la razza nera. Tra colpi di scena e imprevisti la storia corre intrigante con un epilogo inaspettato e impensabile”.

“Lady Ghost” é reduce dalla presentazione della scorsa domenica al Salone del Libro di Torino, dove questa torbida storia (“Una sfida ai costumi nell’Inghilterra dei dandy”, avverte il sottotitolo) cade a fagiolo in un periodo di razzismi e intolleranze assortite: “Donne vendute, costrette a sposarsi, violate, umiliate. Di acqua, rispetto ad allora, ne é passata sotto i ponti. Ma sono argomenti, ahimé, ancora attuali – rivela – e non é un caso se nei miei libri, che hanno quasi sempre protagonisti maschili, la donna è sempre rispettata. Alla fine cerco sempre di ricavare sentimenti antichi, come l’amore, oggi merce rara“.

Attorno a lei, i ricordi e i riconoscimenti di una vita, nella redazione del “suo” giornale, “Lo strillo”. Un bilocale dal sapore vintage accanto alla Galleria Umberto. In quest’atmosfera cordiale e ovattata, sembrano lontanissimi i frenetici passeggi dello shopping di via Toledo, tra tanfi di fritto e sciami di turisti storditi dalla bellezza e dall’inguaribile caos della città che la Ghedina ha imparato ad amare, ma fino a un certo punto: “Il napoletano lo capisco, e un po’ lo parlo – ammette – però mi sento ancora intimamente, profondamente milanese. Come lo é mia sorella, che condivide con me il lavoro di questa ormai storica testata“.

Libri, giornali, targhe, faldoni, appunti, fogli sparsi; un soave disordine per un mestiere che nessuno vuol più fare, e che ha perso fascino e valore, inghiottito dal web, dalla lettura veloce, dal giudizio facile e frettoloso dei social, in una parola: dalla superficialità.

Per scrivere un libro – puntualizza Annamaria – mi informo, studio, leggo, approfondisco. Specialmente nei romanzi storici, l’esattezza dei dati é fondamentale. La fantasia conta, e la leggerezza e la piacevolezza della lettura pure. Ma un errore é un errore, e bisogna far di tutto per evitarlo“.

Giù in strada, la Napoli esoterica che la Ghedina ha così ben descritto in tanti splendidi libri, si intuisce appena. E del resto, se non fosse così occulta, quasi soppressa, un’indefessa indagatrice come la vulcanica autrice meneghina sarebbe meno stimolata a cercare l’altrove. E tutto, come sempre, torna.

Antonio Mocciola

 

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