“Il caso W.”: la legge è uguale per tutti… o forse no?

Al Teatro Metastasio di Prato Claudio Morganti e Rita Frongia mettono in scena il processo a Johann Christian Woyzeck.

In un’epoca di processi-show, Claudio Morganti e Rita Frongia propongono al Teatro Metastasio di Prato uno dei più celebri procedimenti della storia: quello contro Johann Christian Woyzeck, accusato di aver brutalmente assassinato per gelosia la sua amante Maria. Un caso, diremmo oggi, mediatico, che così viene presentato dall’attore-regista:

Un uomo ingoiò una farfalla
non mangiò per una settimana col timore di schiacciarla
quell’uomo poi accoltellò la sua amante.
Quest’uomo è W.

Conclusosi il 13 novembre 1823 con la condanna alla decapitazione, il procedimento fu segnato da vari colpi di scena, a cominciare dalla richiesta, a pochi giorni dalla data fissata per l’esecuzione, di un riesame sulla salute mentale dell’accusato e all’istituzione di un secondo processo. Quest’ultimo fu accompagnato sia da una lunga polemica tra medici ed esperti, in disaccordo se riconoscere al barbiere-assassino l’infermità mentale, sia da un’opinione pubblica che, come oggi accade in maniera sempre più preoccupante, si era sostituita al tribunale nel sostenere le ragioni dell’accusa e della difesa. La Corte incaricò il dottor Clarus, autore della prima perizia, di approfondire il caso e la Difesa chiese una controperizia auspicando che diventasse prassi processuale. La Corte rifiutò. Il dottor Clarus rimase l’unico perito: dichiarò l’imputato sano di mente e Woyzeck venne giustiziato.

All’epoca quel processo sembrò una farsa e fu chiaro l’intento esemplare/repressivo di quest’esecuzione. Il fatto di cronaca giudiziaria attirò l’attenzione anche di artisti e letterati, tra cui il drammaturgo Georg Büchner che rilesse gli atti del procedimento per comporre una tragedia, Woyzeck, purtroppo rimasta incompleta. Alcuni decenni dopo il musicista Alban Berg compose un’omonima opera lirica in tre atti andata in scena in prima assoluta il 14 dicembre 1925 allo Staatsoper Unter den Linden con la direzione del maestro Erich Kleiber. Su questa scia si inserisce anche Morganti che, dopo una lunga e attenta rilettura del teatro di Büchner, crea assieme a Frongia una drammaturgia originale, in cui le vicende del caso Woyzeck si intrecciano con i richiami ad altri piccoli grandi processi di oggi e di ieri.

Grazie a un solido cast di dieci attori, a una scenografia ridotta all’essenziale e a un sapiente uso delle luci, veniamo trasportati in un tribunale dove, tra pomposità avvocatesche (e non solo), va in scena il processo. Al centro del palco la sedia per l’interrogatorio, alla nostra sinistra la cattedra per un giudice (evidentemente inadeguato per quel ruolo) e il suo segretario; di fronte, voltandoci le spalle, i tavoli dell’accusa e della difesa. Il via vai di testimoni grotteschi e palesemente inaffidabili è intervallato da pause, una sorta di fuori-scena, in cui i protagonisti del procedimento dimostrano la loro vera, meschina, natura, in bilico tra l’immorale e il farsesco. I piani della rappresentazione si moltiplicano, il processo è grottesco, mentre i fantasmi della mente si fanno sempre più tangibili. E se «la legge è uguale per tutti», o almeno dovrebbe esserlo, la parola finale dell’inciso che si stacca durante lo spettacolo per scomparire nel nulla è la più esplicita metafora della disuguaglianza processuale.

PRATO – Teatro Metastasio, 7 novembre 2019

Lorena Vallieri

Il caso W – di Rita Frongia. Regia di Claudio Morganti. Prima assoluta

Interpreti: Isadora Angelini, Gianluca Balducci, Gaetano Colella, Massimiliano Ferrari, Rita Frongia, Claudio Morganti, Francesco Pennacchia, Luca Serrani, Gianluca Stetur, Paola Tintinelli.

Produzione: Teatro Metastasio di Prato, TPE-Teatro Piemonte Europa, Armunia-Castiglioncello, Esecutivi per lo spettacolo.

Foto: Ilaria Costanzo.

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