RAI STORIA “14 – I DIARI DELLA GRANDE GUERRA”
Rai Cultura, diretta da Silvia Calandrelli, presenta “14 – I diari della grande guerra” una produzione internazionale in onda ogni venerdì dal 27 giugno alle 21.15 su Rai Storia – ch. 54 del Digitale terreste e ch.23 TivùSat.
La Prima Guerra Mondiale fu una strage senza precedenti, un conflitto terribile e a tratti inimmaginabile per la popolazione di tutta l’Europa, per gli uomini, per le donne per i bambini, per le vittime e per chi riuscì a sopravvivere. La corrispondenza e gli scritti dei quattordici protagonisti di 14 – I DIARI DELLA GRANDE GUERRA sono la trama delle tappe più drammatiche di questo conflitto, narrato attraverso gli stati d’animo, la paure e le speranze di chi ne è stato testimone; una docu-fiction in cui le storie ricostruite sulla base di quelle missive si intrecciano con materiali d’archivio in gran parte inediti.
14 vite travolte dall’immane catastrofe. 14 protagonisti scelti da un team internazionale di autori e ricercatori in quattro anni di lavoro. 14 esistenze per raccontare un’ecatombe. Persone esistite realmente, che vissero gli anni terribili della guerra senza conoscerne l’esito o la fine – rinascono attraverso le lettere e i diari che scrissero, testimonianze dirette che si intrecciano alle decisioni politiche e alle strategie militari degli Stati in guerra. Sono soldati che combattono nel fango delle trincee, sono casalinghe che si improvvisano operai, sono bambini e infermiere al fronte. La quattordicenne russa MARINA YURLOVA, il piccolo YVES CONGAR, il sodato austriaco KARL KASSER, l’italo-americano VINCENZO D’AQUILA, sono solo alcuni dei personaggi che in ogni episodio, secondo un progetto di respiro internazionale, incarnano i destini di Russia, Francia, Austria-Ungheria, Italia, Germania e Gran Bretagna.
I ricordi personali vergati su carta e ingialliti dal tempo, consentono di capire le paure, le speranze, i sentimenti di chi visse il conflitto in prima persona. Quali erano le convinzioni iniziali? E come si sono trasformate le certezze man a mano che i giorni passavano e la fine del conflitto sembrava sempre più allontanarsi?
Carlo Lucarelli introduce gli otto episodi che raccontano le vite di questi uomini e donne di tutta Europa. Una coproduzione internazionale all’interno della programmazione che Rai Storia dedica al centenario della Prima Guerra mondiale, per comprendere e ripercorrere fatti, personaggi, culture e società del tempo.
La sinossi della prima puntata:
L’Europa nell’anno 1914. Il continente è armato fino ai denti. Quarant’anni dopo l’ultima guerra tra Germania e Francia, l’Europa è dominata da rapporti di inimicizia e rancore. Attraverso un sistema di alleanze, i governi cercano di tenersi sotto controllo gli uni con gli altri. Quando a Sarajevo vengono assassinati l’arciduca Francesco Ferdinando e la moglie, il sistema delle alleanze comincia a fare il suo gioco.
Comincia la guerra e ogni famiglia deve affrontare il proprio destino e quello dei suoi cari. La drammaticità dell’addio viene messa nero su bianco all’interno delle lettere dei soldati in partenza verso il fronte. Anche chi rimane scrive. Le madri vedono partire i propri figli; le mogli salutano i mariti; nei diari i bambini registrano con entusiasmo, prima, e disorientamento poi, i primi segnali del conflitto.
La 14enne russa MARINA YURLOVA saluta il padre, l’ufficiale dei cosacchi Yurlov, in partenza per la guerra e scrive: “gli uomini esibivano coraggio e sprezzo della morte. Non mostravano alcuna emozione. Ho ricordato un’antica usanza in tempo di guerra di cui mi aveva parlato mio padre. Le donne seguivano i cosacchi e restavano vicine all’esercito. Perché ora dovrebbe essere diverso? Papà! Portami con te! Una sola parola risuonava nelle mie orecchie. Guerra. Guerra. Guerra. Contro chi? E perché? Lo zar aveva dato l’ordine, e i cosacchi non fanno mai domande.” Marina Yurlova decide così di seguire il padre al fronte: “[…] non esagero quando dico che non provavo rimorso né paura. Ero una cosacca. Ero spinta dal cieco istinto di seguire gli uomini in guerra. Essere trascinata da quella marea era un’avventura per me, proprio come avevo sempre immaginato”.
In Germania, l’artista KAETHE KOLLWITZ e il marito KARL devono accettare che il figlio diciassettenne Peter parta volontario per il fronte; la madre – che inizialmente non accetta questa scelta– si lascia convincere dalle parole piene di entusiasmo del giovane: “Il mio animo era scosso da inquietudine e disperazione alla sola idea di sacrificare Peter… ma tutto era pronto. Il sacrificio che mio figlio mi ha chiesto, nel quale ho trascinato Karl. C’era un motivo dietro la mia nuova visione della guerra. Per la prima volta avvertivo un sentimento di unione tra la gente. Sentivo nascere in me una nuova volontà. Come se non rimanesse nulla dei miei vecchi valori. Come se tutto dovesse essere riconsiderato”.
La guerra coinvolge tutti, anche i più piccoli, che nei quaderni di scuola e nei diari segreti, annotano pensieri e riportano i discorsi sentiti dai genitori. Il francese YVES CONGAR abita a Sedan e ha dieci anni, crede in una vittoria veloce della Francia. Si sente sicuro a casa con la famiglia, finché i tedeschi non arrivano a bussare alla sua porta.
“Martedì 4 agosto 1914. Papà ci ha detto che è stata dichiarata guerra tra Francia e Germania. I soldati sono entusiasti. Da qui possiamo sentire i cannoni”.
“[….] si nascondono tra le nuvole e poi… Bum! Fanno esplodere tutto! La grande battaglia non è ancora cominciata. Se gli aerei tedeschi vengono a bombardarci, risponderemo a colpi di cannone.
“I tedeschi sono dei mostri. Dei ladri, assassini e incendiari. Sono sicuro che non vivrò mai un’altra esperienza così terribile in tutta la mia vita”.
“Gli unni. Alla lezione di storia ho letto – gli unni sono calati in Francia e hanno bruciato tutto al loro passaggio -. Dopo millequattrocento anni di civilizzazione, com’è possibile che in Europa esista ancora un popolo così barbaro da lasciare una tale scia di distruzione e atrocità? Queste pagine che scrivo, dovrebbero essere appuntate sulla schiena dell’imperatore Guglielmo”.
E ancora, il richiamo alle armi è scandito dagli arrivederci degli innamorati che si separano:
“Oggi ho detto addio al mio amato. E’ partito. Quando il treno ha iniziato a muoversi, sono stata assalita dal terrore. Perché stavolta mi stavo separando da tutto ciò che rendeva la vita degna di essere vissuta”.
“In partenza per il fronte. E’ un giorno triste. Ho pregato la mia sposa di non seguirmi. Di non accompagnarmi alla stazione. Mi avrebbe privato, le dico, del poco coraggio che mi rimaneva”.
“Ho baciato la mia Nurya per l’ultima volta. mi ha gridato: “Hai promesso di non piangere!”. Mi vergognavo. I miei commilitoni cantavano, ma io non riuscivo a smettere di piangere”.
“A Natale si torna a casa”, credono i soldati.
Ma in realtà alla fine dell’anno sono già un milioni i caduti e ancora di più sono i feriti e i prigionieri.
Nessuno avrebbe potuto immaginare battaglie così violente.