Giovane commediografo e regista, nonchè firma di Corriere Spettacolo, Davide Sacco coglie l’occasione della visione di uno spettacolo per riflettere sull’assenza di maestri per una generazione di attori sempre più spinta verso l’estetica formale che alla formazione artigianale.
Al teatro Brancaccio “Spring Awakening”. Si presenta in sala un pubblico elettrizzato, appassionato , eccitato dall’arrivo di questo musical rock . Una ragazza mi racconta che lo attendava da sette anni , un’altra che e grazie a questa opera che si è avvicinata al mondo del musical .Vedendo lo spettacolo che non manca certo di intuizioni, in un susseguirsi di paradossi a metà strada tra concerto rock da stadio e censure da fine ottocento capisco il perché .Una compagnia di giovani talenti scatenati che ballano, danzano ,recitano in maniera impeccabile , ma non basta . Questo allestimento è la conferma (nonché un pretesto per parlarne) di un senso di completezza attoriale che negli ultimi anni sta invadendo il nostro modo di fare teatro o, se vogliamo, di concepire l’arte dell’attore .
La nascita come funghi di accademie e corsi sta sfornando una generazione di tuttologi delle arti sceniche , scherma , acrobatica , canto , danza , e chi più ne ha più ne metta , in una parola : il saper far tutto , ma … per esprimere il nulla
Lorca lo avrebbe chiamato “il duende” ovvero quel qualcosa in più che non mi spiegherò mai ma che è l’unica cosa che fa si che io ti guardi . quel qualcosa che è a metà strada tra fascinazione , poesia ,magia , ovvero Teatro
Viene quasi voglia di far tornare l’antico ma non vecchio principio dell’attore pericoloso , quello che non ti fa dire : che bella nota : ma :come fa a non stonare : Però poi la domanda che sorge, giustamente , è : io posso imparare le capriole , posso imparare i trampoli , solfeggio , canto ecc. ma come faccio ad imparare qualcosa che in se per se non esiste. Rubandola !
Ecco l’importanza dei maestri , della scuola non intesa come accademia di formazione d’arte ma come formazione di uomini d’arte: si ruba osannano e contraddicendo il proprio maestro , un maestro gigante , un maestro inesistente , che magari e morto secoli fa ,un mulino a vento
Questa forse era proprio la scuola italiana , quelle di bestie da palcoscenico che erano tali perche in primis non ascoltavano loro stessi ma il pubblico non ricordo chi scrisse , :la bellezza non si impara ne si apprende ma è un iniziazione :
Quindi il problema di fondo è sempre il non avere maestri che inizino a questo percorso di ricerca poetica , ma certo questa è una scoperta già ben nota il paradosso forse del nostro teatro è che abbiamo tanti talenti dell’estetica ma non alla bellezza .
Ma, se per Dostoevskij la bellezza salverà il mondo, io credo che l’estetica ucciderà il teatro
Davide Sacco