Core ‘ngrato: contro l’oblio dell’Alzheimer (e non solo) l’ironia agrodolce di Rosalia Porcaro

Una Rosalia Porcaro grintosa e inedita è la protagonista di “Core ‘ngrato” spettacolo scritto dalla stessa Porcaro con Corrado Ardone e diretto con grande attenzione da Carlos Branca, attore e regista che ha collaborato spesso con il compositore Premio Oscar Luis Bacalov.
Il “Core ‘ngrato” a cui allude il titolo della messinscena è l’elemento che unifica e assimila le storie di diversi personaggi femminili che esprimono, ciascuno a suo modo, varie declinazioni di ingratitudine e abbandono. E, se è vero che l’abbandono altro non è che una forma di dimenticanza, spesso provocata dalla superficialità di chi dovrebbe amarci e, improvvisamente, non ci ama più, è altresì vero che esiste una dimensione assai più devastante della dimenticanza, una dimensione patologica della dimenticanza, che conduce, purtroppo, anche alla morte, cioè l’Alzheimer.

Ed è proprio la sindrome di Alzheimer la protagonista silenziosa di tutto lo spettacolo, male che irrompe nella quotidianità di chi ne è affetto, avviando un processo degenerativo e invalidante che travolge la vita dell’ammalato e dell’intero suo universo affettivo che viene risucchiato, tra sbigottimento e dolore, nell’oblio cognitivo cagionato dalla malattia.
Ovviamente, nel corso dello spettacolo si ride tanto e non mancano battute graffianti all’indirizzo del mondo politico e della socialità superficiale in cui “galleggiamo” dolenti, si tratta di un sarcasmo amaro che intercetta temi quali la precarietà e la solitudine, facendo emergere al contempo la sterile vanità delle nostre quotidiane preoccupazioni e, infatti, il mondo visto dalla madre appena trapassata appare come il Grande Fratello: una stronzata in cui si piange e si ride senza un perché.

Al termine dello spettacolo, nel quale è necessario ricordare la presenza di due bravissimi musicisti, Carmine Ioanna e Gianluca Brugnano, Rosalia Porcaro, esprimendo una particolare sensibilità verso l’argomento, affronta in scena il doloroso ricordo della madre, finita di Alzheimer, e in maniera struggente e asciutta condivide con il pubblico momenti drammatici di un percorso che l’ha condotta a confrontarsi con la totale perdita della memoria della madre: una madre che, in precedenza, era sembrata una presenza perfino ingombrante e che, poi, col sopraggiungere della malattia, si è come dissolta, insieme a tutti i suoi ricordi.

E, mentre la dimenticanza faceva il suo corso – ci ricorda dal proscenio Rosalia Porcaro con consapevole e dolce voce di figlia – io rivolevo indietro mia madre con tutti i suoi difetti.

Ma nella malattia ci si può capire anche con gli sguardi, aggiunge con forza e maturità l’artista, ci si può capire anche nel momento della fine, quando basta l’impercettibile movimento degli occhi di chi amiamo per capire che è giunta l’ora in cui bisogna lasciarsi e bisogna lasciare andare anche la rabbia e la paura di rimanere soli.

Venerdì 20 aprile, Teatro Trianon Viviani, Napoli

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