Con Canzone ‘e…Guapparia, interpretata da Francesco Merola, rivive il successo della sceneggiata napoletana

A partire da un classico della canzone napoletana, scritta da Libero Bovio e Rodolfo Falvo nel 1914, capostipite di tutta una produzione musicale che aveva come fulcro la vita e le “imprese” dei guappi, dei cosiddetti uomini di conseguenza che spadroneggiavano in alcuni quartieri popolari di Napoli, nella prima metà del secolo scorso, Bruno Garofalo ha firmato regia e scene di “Canzona ‘e… GUAPPARIA” una sceneggiata tradizionale, prodotta dal teatro Trianon Viviani di Napoli,  che recupera, a distanza di circa cinquant’anni, in maniera puntuale e rigorosa, il genere della sceneggiata, risultando coinvolgente e appassionante anche per il pubblico più giovane che della sceneggiata non ha, ovviamente, alcuna memoria.

Protagonista e mattatore della messinscena è Francesco Merola, beniamino della canzone napoletana, apprezzatissimo artista figlio del “Re della Sceneggiata” Mario Merola, per cui lo stesso Bruno Garofalo ha scritto le musiche insieme a Raffaele Esposito.

L’operazione, che prevede un vero e proprio repechage del genere, porta in scena il classico triangolo amoroso (Isso, Essa e a Malamente) composto dal guappo don Michele, dalla fioraia Margherita e dall’usuraia Regina, personaggi magistralmente interpretati rispettivamente da Francesco Merola, Tiziana De Giacomo e Marianna Mercurio.

In scena, ad accompagnare un eccellente cast di attrici e attori, in linea con quanto impone la tradizione, anche l’orchestrina che esegue impeccabilmente dal vivo i brani arrangiati e creati da Pino Perris, orchestrina che comprende un gruppo di bravissimi musicisti: Ciro Cascino (direzione musicale e pianoforte), Gaetano Campagnoli (clarinetto e sax), Gennaro Desiderio (violino), Luigi Fiscale (batteria), Diego Perris (tastiera), Claudio Romano (mandolino) e Luigi Sigillo (basso).

Riproporre al pubblico contemporaneo una rappresentazione tradizionale della sceneggiata napoletana è un’operazione di grande valore filologico, oltre che di verificabile temperatura artistica, in quanto si tratta di attraversare la Storia della realtà musicale e teatrale del territorio partenopeo, rivitalizzando il carattere di un genere composito, caduto in disuso nel secondo dopoguerra e poi alla fine degli anni settanta, in cui convergono il genere musicale classico, il ballo e la recitazione. D’altronde, la stessa sceneggiata napoletana, essendo assimilabile ad un dramma musicato e cantato popolare e strappalacrime d’ambientazione napoletana, manifesta una congenita natura evergreen, in grado di intercettare il favore del pubblico anche al giorno d’oggi.

Teatro Trianon Viviani, replica del 22/12/2022

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