“Carmen”: l’amatissima eroina della libertà

Fredy Franzutti e Balletto del Sud chiudono in gran bellezza il festival de La Versiliana.

Un titolo amatissimo, nonché il più replicato al mondo, “Carmen” ha in sé qualcosa di magico. Sarà la bellissima musica di Georges Bizet, che ne fa un’opera vitale in ogni battuta della sua durata, saranno le parole di Prosper Mérimée, intrise di sottili significati che, a un primo sguardo, rimangono misteriosamente celati. Dopo “Shéhérazade” e “Carmina Burana”, il balletto “Carmen” è il terzo e ultimo appuntamento tra Balletto del Sud e La Versiliana Festival, che termina con stile il proprio cartellone.

14171857_1544138022278962_2102383953_nCarmen è simbolo della sensualità, della spregiudicatezza, della donna che, non rimanendo all’interno dei propri restrittivi limiti sociali, va incontro alla morte. Ce ne sono molte come lei, pensiamo a Mimì de “La Boheme” o a Violetta de “La Traviata”, ma se ne potrebbe fare una lunga lista, anche al di fuori del mondo dell’opera. Queste donne scelgono un’altra vita rispetto a quella cui sono indirizzate, forse scelgono la vita, quella che al genere femminile, nel secondo Ottocento, non era concessa. Si passa, così, dalle figurine romantiche, delicate ed eteree, a donne amate, invidiate, che, capaci di badare a sé stesse, fanno impazzire gli uomini, spesso prendendo il sopravvento su di essi. Generalmente, il finale non è lieto; ma si può, in fondo, paragonare Carmen a Mimì o Violetta? Mentre queste ultime muoiono di tisi, che le colpisce come una punizione per il male commesso, Carmen si batte per ottenere quello che vuole: muore per quell’amore cui è andata incontro con tanta temerarietà. C’è di più: Carmen è anche una contrabbandiera, ha a che fare con la giustizia e combatte coraggiosamente davanti alle minacce e agli arresti. La somiglianza con caratteri tipicamente maschili ne fece, inizialmente, un fiasco; ecco che emergono le differenze con le vittime della tisi: Carmen non è mera sensualità, è più emblema di una libertà, di una consapevolezza e di un potere di iniziativa che le donne, all’epoca, non potevano avere. Allo stesso modo, il pubblico, consapevole, alle prime repliche, dell’illegittimità del personaggio, pensò di non poter amare l’irruenta Carmen, ma dopo poco tempo l’opera intraprese la strada per un successo tutt’oggi inarrestabile.

Nata come racconto e famosa come melodramma, “Carmen” è stata oggetto di diverse trasposizioni in balletto. Tra i casi fortunati, vi è quello di Fredy Franzutti e Balletto del Sud, in scena a La Versiliana Festival per la sua 98esima replica. Di Franzutti colpisce, innanzitutto, la sua voglia di andare a fondo nello studio di un’opera, della sua storia, dei suoi aneddoti, dei suoi effetti nel tempo, prima di intraprendere la creazione coreografica. Il contatto che egli cerca col pubblico è significativo e fondamentale per favorire uno scambio culturale ed emozionale di cui il teatro è ancora fortemente capace, ma troppo spesso si dimentica di esserlo. In questo senso, il direttore di Balletto del Sud è un tradizionalista: sa come svolgere il proprio mestiere, sa attirare l’attenzione del pubblico, incuriosendolo ma mai stravolgendolo. Per la sua versione di “Carmen” ha scelto due atti, che scandiscono il tempo ma non modificano in modo sostanziale la storia, rappresentando tutti i punti salienti dell’originale in quattro atti. Tutto è curato nel dettaglio, con un’attenzione che ne fa un’opera d’arte totale: scenografia, i bellissimi costumi, musica, coreografia, espressività, sono concepiti come complementari e indispensabili l’uno per l’altro. L’ambientazione è fiabesca e coinvolgente; per quanto riguarda il piano temporale, il coreografo ha scelto di mantenersi fedele al secondo ‘800, senza spostare la vicenda, così figlia del suo tempo, in avanti o indietro; lo spazio è invece una reinvenzione del coreografo di Balletto del Sud: un luogo mitico fra la Parigi di fine Ottocento e una Spagna esotica, così come la immaginavano molti artisti dell’epoca, quali Chabrier, Albéniz, Massenet. Il pubblico de La Versiliana conosce, ormai, la compagnia; l’abbiamo vista accompagnare Carla Fracci in “Shéhérazade” e cimentarsi in una danza contemporanea con “Carmina Burana”; in “Carmen” si esibiscono in coreografie molto belle, squisitamente classiche, con tocchi di colore e folklore richiesti dal soggetto. Da segnalare la carica emotiva dei pezzi corali verso la fine del II atto, che richiamano i balli popolari rintracciabili in tutto il repertorio del balletto romantico. La compagnia dà, forse, il meglio di sé. Esattezza e sincronia nei movimenti, espressività, vigore ed energia mai scontati. La prima ballerina, Nuria Salado Fustè, si dimostra capace dei ruoli più svariati e conferma, ancora una volta, la sua bellezza artistica nella danza classica. Carmen ha colpito ancora una volta.

Marina di Pietrasanta – TEATRO GRANDE LA VERSILIANA, 25 agosto 2016.

Benedetta Colasanti

CARMEN – Soggetto: Prosper Mérimée; coreografie: Fredy Franzutti; musiche: Georges Bizet, Emmanuel Chabrier, Isaac Albéniz, Jules Massenet; scene: Francesco Palma; solisti e corpo di ballo: Balletto del Sud.

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