“BEING NORVEGIAN” or To Be a Woman

Disordine, scatoloni, un divano, un tappeto sporco e un telo rosso, musica scozzese.

La stanza dell’anima di Shon. Uomo, quarantenne, impacciato, disorientato, apparentemente imbarazzato. Con lui entra Lisa. Donna, trentenne, petulante, ossessiva, apparentemente invadente.

Si sono appena conosciuti in un pub e ora si trovano in questo luogo paradossalmente estraneo ad entrambi.

Impacciati tentativi di comunicare, di cercar un dialogo, una visione comune, un’identità. Osservare la luna dalla finestra, coglierne la luce, rimandi e ricordi, pensieri di un viver complesso, femminile che si erge e sovrasta questo maschio insicuro, incerto, quasi snervante per il suo non agire.

Il tempo sembra immobile, Lisa parla, parla, parla e guarda fuori dalla finestra. Shon cerca di interagire, mostrando la sua assoluta incapacità, continua ad inciampare fra le scatole ed i pensieri.

 

L’incontro casuale di questi due buffi individui, non simpatici, per nulla armonici, costruttori di dialoghi banali, con argomentazioni piene di luoghi comuni, non é che un escamotage per mostrare a noi osservatori la distanza fra l’uomo e la donna. Fatti e concetti, reale e fantasia, superficiale lasciar andare e ossessivo voler restare.

Lisa é donna, é norvegese, é questa la sua forza, l’unica che conosce. Cerca di trasmettere a Shon le sue certezze, ma altro non é che una bambina indifesa, che si erge a donna e crolla di fronte alle urla, al rifiuto incomprensibile.

Piange, lo respinge, canta, lo allontana, conta e lo avvicina. La danza termina in un abbraccio. Finalmente un pò di pace, finalmente si comincia. Buio.

 

A Greig, autore del testo, il merito di aver scelto un linguaggio semplice, a tratti banale, ma che lascia spazio ai pensieri di ognuno. Il pubblico si riconosce e mostra un teso sorriso, lo specchio talvolta non é un piacevole amico.

Elena Arvigo risulta assolutamente predominante, seppur con un inizio in sordina. Roberto Rustioni dà il meglio di sé ove é necessaria forza di gesti e tono. Tonanti scossoni che inchiodano lo sguardo degli spettatori.

 

Si va via con la sensazione che qualcosa di irrisolto e incompreso ancora ci sia, con la certezza che l’infinita danza fra uomo e donna non é che un precario equilibrio. Uno sull’altro, affianco, distanti, di fronte, quale la giusta misura?

 

Roma, teatro Vascello, 19 novembre 2014

 

Elena Grimaldi

 

BEING NORWEGIAN
di David Greig
traduzione Elena Arvigo
con Elena ArvigoRoberto Rustioni
luci e allestimento Paolo Calafiore Diego Labonia
organizzazione Marianna Caruso
regia Roberto Rustioni

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