Un nuovo spettacolo é pronto a decollare, e la sua formula è particolarmente innovativa. “Spalle al muro”, scritto e diretto da Antonio Mocciola, sarà una forma ibrida tra teatro di prosa e improvvisazione, tra parti recitate e colloquiale. La parete che separa il pubblico dall’attore, Armando Aubry, sarà inesistente. In un monologo sincero quasi fino all’autolesionismo, Aubry, completamente nudo dall’inizio alla fine, parla al pubblico guardandolo negli occhi, abbattendo disagi e diffidenze (sia quelli propri sia della gente coinvolta) creando confidenza ed empatia. Abbiamo incontrato l’attore Armando Aubry, atteso ad una prova stimolante e difficile, come tutte le novità.
Come nasce la scintilla che ti ha fatto divenire attore, e quale è stato finora il tuo percorso?
Nasce circa 5 anni fa, quindi nn proprio giovanissimo, e tutto per gioco grazie alla app snapchat che ora non esiste piu’. Lì iniziai a fare video simpatici, la gente si divertiva e quindi pensai … perché non farlo dal vivo su di un palco ?? E da li é iniziato tutto.
Il mio percorso artistico é stato molto variegato, ho fatto di tutto, dal cabaret alle piazze passando per matrimoni ed animazione. Poi crescendo a livello artistico ho iniziato a fare teatro impegnato, una cosa tutta nuova per me, e devo dire che mi piace moltissimo … stavo per dimenticare una piccola parentesi anche in radio.
Il prossimo anno debutta “Spalle al muro” un monologo che ti vede protagonista assoluto. Com’è stato l’incontro con l’autore e regista Antonio Mocciola?
Spalle al muro nasce da un’idea del mitico Mocciola, che mi ha molto spronato sotto molti aspetti artistici, io mi sono fidato e devo dire che ne sono entusiasta. Sarà uno spettacolo dove ancora una volta mi metterò alla prova in una performance ancora più difficile delle altre, ma a me le sfide piacciono e quindi ho accettato subito e volentieri.
Di cosa parla lo spettacolo, e nello specifico il tuo personaggio?
Lo spettacolo toccherà molti argomenti, dall’ amore al tradimento, dalla disabilità all’ abbandono e molto altro, ci sarà da che sbizzarrirsi. Diciamo che sarò quasi me stesso come personaggio, perché lo spettacolo è molto autobiografico, ma proprio per questo ancora più difficile farlo, perché si sa che l’attore è bugiardo, quindi quando si tratta di parlar di sé e soprattutto di dire la verità é dura.
Per tutto il monologo sarai completamente nudo, affidando alla tua sola voce e al tuo corpo il senso dello spettacolo. Come ti approcci a questa esperienza? Come vivi il rapporto col tuo corpo? Il pensiero che sei da solo, nudo, davanti a tanta gente conosciuta e sconosciuta, ti da’ più carica, ti può intimidire o semplicemente ti concentri sul tuo ruolo?
Lo stare nudo per un intero spettacolo mi da’ adrenalina, sono un narcisista patologico se vogliamo dirla tutta, quindi il fatto che mi si guardi mi piace, ma naturalmente il mio obiettivo é quello di far risaltare la performance da attore, nel senso che a fine spettacolo deve ricordarsi di quello non del mio corpo.
All’interno del tuo percorso attoriale, come si inserisce “Spalle al muro”? E’ il tuo primo monologo?
Se vogliamo metterlo sotto l’aspetto di teatro impegnato si, perché altri monologhi li ho fatti ma era tutt’altra roba. Per questo sono ancora più eccitato di iniziare questa nuova avventura.
Se dovessi indicare al pubblico che volesse conoscerti come attore uno spettacolo, uno soltanto, che ti rappresenta al meglio, quale indicheresti?
Spero di dire dopo questo spettacolo proprio “Spalle al muro”, ma aspettiamo il dopo.
C’è qualcosa che in teatro, mai e poi mai, ti sentiresti di fare?
Ora come ora nulla più, mi mancava solo il nudo, e vi dirò che la cosa mi piace ed anche parecchio.
Se c’è qualcuno che ti ha fatto emergere come attore, a chi devi dire grazie?
Sicuramente a me stesso in primis perché non mi arrendo mai, ma un grazie particolare va ad Antonio Mocciola per avermi aperto un mondo nuovo sia artistico che umano, perché qui parlo anche della persona nella vita privata, mi ha molto spronato, mi ha fatto sentire importante ed ha da subito e sempre creduto in me, e per questo non finirò mai di ringraziarlo.