Il salto in alto di Noemi Gherrero
Musica e parole nel nome di Nina Simone

E’  molto raro assistere a spettacoli così sinceri, ai confini del parossismo, come quello che Massimo Piccolo ha imbastito per Noemi Gherrero, “Mi chiamo N.”, e andato in scena al Teatro Bolivar di Napoli.

Nina Simone, la cui travagliata esistenza é richiamata dal titolo, ma anche dal sapore musicale e narrativo del testo, é il punto di riferimento di una ragazza della periferia napoletana che sconta il razzismo e il pregiudizio che la stessa artista subì, nonché la traumatica morte del padre.

Poche note jazz emanate da un contro-palco abitato dal pianoforte di Eunice Petito (autrice delle musiche originali), una poltrona, un tavolino e una telecamera che amplifica l’intenso primo piano della Gherrero. E’ tutto qui l’ambiente in cui si svolge uno spettacolo che avvince e coinvolge, senza disperdere mai l’attenzione malgrado la quasi totale assenza di dinamica. Bastano le parole dell’autore e regista, che giocano sul tema del doppio, tra essere e apparire, morte e rinascita, essenza e presenza, mentre la carismatica presenza dell’attrice, in costante crescita professionale, regge contemporaneamente il primo piano e la presenza del (numeroso) pubblico in sala, ed é bravissima nel restituire le intenzioni dell’autore, tenendo lontana ogni retorica e pietismo.

Spettacolo elegante, originale, intenso, “Mi chiamo N.” rientra nel bel cartellone che la direzione artistica Nu Tracks ha imbastito per il Bolivar, e che rappresenta una svolta per l’antica sala di Materdei, più che mai decisa a offrire qualità e originalità, lontano dai soliti titoli e, soprattutto, dai soliti nomi.

Antonio Mocciola

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