“Tapis magiques-L’origine du monde”: il pubblico come attore e spettatore di paradisi psichedelici?

La corte ottagonale interna di Castel del Monte, risalente al XIII secolo, ha ospitato, nell’ambito della diciottesima edizione del Festival Internazionale di Andria Castel dei Mondi, l’installazione “Tapis magiques-L’origine du monde”, firmata Miguel Chevalier.

originalL’artista, nato in Messico, vive a Parigi e, da tempo, si è imposto a livello internazionale come uno dei pionieri dell’arte virtuale e numerica. I suoi lavori, sperimentali e multidisciplinari, si ispirano alla storia dell’arte, ridefinendone l’essenza, usando come mezzo di espressione l’informatica. I temi ricorrentemente affrontati nelle sue opere riguardano infatti l’immaterialità nell’arte, l’ibridazione, l’interattività e il networking.

“Tapis magiques-L’origine du monde” rappresenta l’incontro tra un luogo dalle ben radicate origini storiche e l’arte digitale. Si tratta di una videoproiezione continuata di circa settanta minuti, durante i quali si susseguono, proiettati sul pavimento, quadri di mega mosaici o pixel in movimento, a ritmo delle musiche affidate a Jacopo Baboni Schilingi. Ogni proiezione è legata a sensori che, una volta rilevato un movimento, generano algoritmi che ne modificano l’immagine, assumendo forme e colori inaspettati. Ed è lo spettatore, un po’ disorientato e inizialmente a tentoni, a plasmare e deformare questi mondi organici multicolori o bicromatici, ad interrompere una curva o un arabesco, come camminasse su un arabeggiante tappeto volante delle Mille e una notte. L’intento infatti, è quello di ricordare gli psichedelici paradisi artificiali degli anni ’70. Questa, la teoria.

Nella pratica però, le cose vanno un po’ diversamente. I sensori sono collocati solo in alcuni punti dello spazio, lasciando alcuni nel pubblico in dubbio sull’effettiva interattività dell’opera. Qualcuno gira in tondo senza riscuotere risultato. Qualcuno è più fortunato. Colpevole forse l’orario tardo e la presenza di poche persone (e quindi poco movimento) all’interno dell’installazione. Fa discutere quindi – principalmente per mancanza di effettiva spiegazione all’ingresso – questa creazione composta da mosaici colorati o pixel che si compenetrano, si aggregano e disgregano, a descrivere forme organiche e spirali di colori accesi. Al pubblico andava forse precedentemente spiegato quanto e come interagire in e con questa installazione definita “di realtà virtuale generativa e interattiva”. Di sicuro successo tuttavia, è l’effetto calamita che attrae continuamente gli occhi dei presenti e li spinge ad osservare questa esperienza visiva inedita.

Alessandra Lacavalla

MAGIC CARPETS 2014, Miguel Chevalier

MUSICHE Jacopo Baboni Schilingi

SOFTWARE Cyrille Henry / Antoine Villeret

PRODUZIONE / COPRODUZIONE Voxels Productions, Vicob

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