Ordine e caos ne “La cantatrice calva”

Il Met di Prato ripropone la pièce di Ionesco con ottimi attori, belle scene e la regia di Massimo Castri.

Mauro Malinverno e Valentina BanciA tre anni dal debutto, avvenuto il 26 ottobre 2011, e dopo una lunga tournée, “La cantatrice calva” di Massimo Castri è tornata al Teatro Metastasio di Prato. Un’ottima occasione non solo per ricordare lo storico direttore del Met a due anni dalla scomparsa, ma anche per rivedere uno spettacolo ben riuscito. Merito, anzitutto, delle impeccabili scene e degli eleganti costumi di Claudia Calvaresi che, rispettando alla lettera le indicazioni didascaliche di Ionesco, ha restituito sin nei minimi dettagli tutta la normalità e la quotidianità di quel «interno borghese inglese» in cui sono ambientati i cortocircuiti verbali dei protagonisti.

Sara Zanobbio, Francesco BorchiE Castri, da maestro della scena quale era, riesce a giocare con quella apparente normalità, con la quiete di quella che sembra essere un’intima serata in famiglia, rendendola una perfetta cornice per le nevrosi linguistiche dei personaggi. L’ordine e l’armonia della stanza sono un degno contraltare del caos generato dal progredire inarrestabile delle ansie e dalla dissoluzione di ogni certezza. Il regista coglie a pieno quello che è il senso più profondo dell’anti-commedia del drammaturgo rumeno: non, come molti si sono limitati a dire, la mancanza di coerenza, ma il dissolvimento dell’io dopo gli orrori della seconda guerra mondiale e le nuove scoperte in campo scientifico. In altre parole, il messaggio della pièce che nel 1950 inaugurò la produzione teatrale di Ionesco, divenuta poi testo fondante del cosiddetto Teatro dell’Assurdo, va ben al di là degli effetti parodici e giocosi che emergono dai dialoghi; il suo accumulo di non-sense è un’esplicita denuncia di quella perdita di certezze che coinvolgeva ogni aspetto della vita dell’uomo, individuale e di relazione. Un messaggio, per altro, ancora attuale. L’incomunicabilità tra le persone e la mancanza di certezze caratterizza la società di oggi come quella di settant’anni fa.

La dissoluzione dell’io non poteva che generare una drammaturgia in cui i tratti che definiscono i personaggi sono ridotti al minimo, così gli attori (per altro tutti bravissimi e con impeccabili tempi comici) diventano secondari perché ciò che conta è la logica incoerente e imprevedibile delle loro parole. Parole letteralmente gridate verso il pubblico seduto in platea.

Prato – TEATRO METASTASIO, 6 dicembre 2014

Lorena Vallieri

LA CANTATRICE CALVAdi Eugène Ionesco; traduzione: Gian Renzo Morteo; regia: Massimo Castri in collaborazione con Marco Plini; scene e costumi: Claudia Calvaresi; progetto luci: Roberto Innocenti; musiche: Arturo Annecchino; assistente alla regia: Thea Dellavalle; produzione: Teatro Metastasio Stabile della Toscana (Ripresa).

Interpreti (in ordine di apparizione): Mauro Malinverno, Valentina Banci, Fabio Mascagni, Elisa Cecilia Langone, Petra Valentini, Francesco Borchi.

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