“Nudità”: tra uomo e marionetta

L’incontro artistico tra Mimmo Cuticchio e Virgilio Sieni

Un uomo, una marionetta e un oprante-puparo. Sono gli ingredienti essenziali di “Nudità”, in scena da giovedì 11 a sabato 13 ottobre 2018 negli spazi del Teatro Niccolini di Firenze e nell’ambito del festival La Democrazia del Corpo. Si tratta dell’incontro tra Virgilio Sieni e Mimmo Cuticchio, tra danza contemporanea e Opera dei Pupi. In bilico tra tradizione e sperimentazione, “Nudità” è uno spettacolo toccante e ricco di stimoli.

“Quando vedevo mio padre mettere in scena il combattimento tra pupi gli dicevo: papà, pari ca’ state ballannu” afferma Cuticchio. “Io e Virgilio ci siamo trovati per caso, come uccelli migratori che si incontrano. In realtà lui ha trovato me. Ma io lo stavo aspettando” continua a raccontare il puparo che, al termine dello spettacolo, incontra il pubblico insieme all’amico e collega Sieni. “Io ho sperimentato dagli anni Settanta, quindi da sempre, per sopravvivenza. L’Opera dei Pupi era in crisi ma ho deciso di continuare. Ho fatto molte cose in teatro ma quando esploro uno spazio nuovo come questo i miei pupi mi guardano; io li rassicuro: non preoccuparti Orlando, è Virgilio, non avere paura” dice ancora Cuticchio. I due artisti instaurano un confronto reciproco, con gli spettatori e, in special modo, con sé stessi. Attraverso l’improvvisazione, le emozioni, le sensazioni e la sintonia, il danzatore e il puparo si mettono in gioco. Oggi più che mai si riflette sul legame tra arti performative e antropologia, neuroscienza, psicologia, sociologia. Quello tra corpo umano che danza e marionetta è un sodalizio apparentemente inedito ma porta sulle spalle esperienze fondanti: per citare il caso più immediato, pensiamo a Edward Gordon Craig e alla sua supermarionetta.

Niente di più simbolico del pupo. “Nudità” è un viaggio a ritroso: dall’avvento degli automi, al Medioevo, all’antichità classica; in altre parole, una giostra visionaria da E.T.A. Hoffmann e “L’uomo della sabbia”, agli imbonitori di piazza, alle Sacre Rappresentazioni fino, come ricorda Cuticchio, all’antica Grecia. L’Opera dei Pupi trova origine e linfa vitale nella tradizione siciliana ma come non far morire un’arte considerata folcloristica e come non relegarla nell’ambito del turismo? Sperimentando. Oggi sperimentare, lo sa bene chi si occupa di danza contemporanea, significa spogliarsi da ogni orpello, da ogni rivestimento e da ogni consapevolezza per tornare alla nudità primordiale dell’uomo inteso sia come individuo che come specie e, in questo caso, della marionetta come strumento di intrattenimento e come materia. In scena troviamo quindi un oggetto, un corpo e un immaginario ricchi di simboli e alla ricerca di nuovi orizzonti tra l’improvvisazione e quel luogo sacro e altrettanto emblematico che è il teatro; quest’ultimo, il più antico di Firenze, è esplorato non nella dimensione protetta del palcoscenico ma in quella ancora in parte sconosciuta della platea, smantellata anch’essa dal suo arredamento abituale e trasformata in un luogo-non luogo onirico ed evocativo.

Cos’è una rivoluzione se non la presa di coscienza di ciò che nel profondo si è? Mentre il danzatore combatte con la marionetta e con sé stesso, tornano in mente le parole del signor Paleari dal pirandelliano “Fu Mattia Pascal”: “Se, nel momento culminante, proprio quando la marionetta che rappresenta Oreste è per vendicare la morte del padre sopra Egisto e la madre, si facesse uno strappo nel cielo di carta del teatrino, che avverrebbe? […] gli occhi, sul punto, gli andrebbero lì, a quello strappo, donde ora ogni sorta di mali influssi si penetrerebbero nella scena, e si sentirebbe cader le braccia. Oreste, insomma, diventerebbe Amleto. Tutta la differenza, signor Meis, fra la tragedia antica e moderna consiste in ciò, creda pure: in un buco nel cielo di carta”. Nella penombra della sala, la letteratura assume un senso commovente e doloroso. Nascita, crescita, vita adulta abbellita e decorata e poi di nuovo le origini con il tragico spogliarsi di tutto e il morire. Tramite imitazione, opposizione, lotta e contatto, si paragonano esseri umani e artificiali; dietro a questi ultimi, ancora gli umani. Dopo aver danzato e fatto danzare il pupo, Mimmo Cuticchio diventa cuntista e accompagna l’uomo e la marionetta nel loro riaffondare, finalmente in pace, nella profondità degli abissi delle rispettive anime.

Firenze – TEATRO NICCOLINI, 12 ottobre 2018.

Benedetta Colasanti

  

NUDITÀ – Di e con Mimmo Cuticchio e Virgilio Sieni; luci: Mattia Bagnoli; produzione: Compagnia Virgilio Sieni, Associazione Figli d’Arte Cuticchio; con la collaborazione di Fondazione RomaEuropa Festival; promosso da Comune di Palermo, Assessorato alla Cultura.

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