NTFI.2015 “Derecho”, la difficoltà di essere il piede destro di Maradona

Non sempre si ha il ruolo giusto nella storia, anzi molto spesso ti passa davanti – o di fianco, in questo caso – senza che tu possa fare nulla per esserne protagonista; il momento in cui nessuno sta guardando verso di te, ma di fianco a te. È quello che deve aver provato in almeno gran parte dei suoi 55 anni il piede destro del Dio del Calcio, Diego Armando Maradona. “Derecho” ci fa ascoltare la sua voce, in uno sfogo più che un monologo.

Lo spettacolo portato sulla scena da Carlo Ziviello e da Davide Morganti, autore tra l’altro del libro dal quale è tratto, “Tre volte 10” ed interpretato con grande energia da Matteo Mauriello, racconta le vicende del povero Derecho, gemello sfortunato di Izquierda, quello che invece è dotato di talento, quello che arriva sempre prima e sul quale sono puntati i riflettori.

Come si immagina probabilmente, i piedi di Maradona hanno entrambi una personalità e Derecho è probabilmente il lato oscuro del Campione: non è rozzo, ha gusti raffinati, ma soprattutto non ama per nulla il calcio, che anzi, reputa una noia, tanta è l’emarginazione durante quei momenti. Porta con sé tutta una serie di disturbi emotivi, alcuni forse innati, altri probabilmente dovuti proprio alla sua condizione di eterno ultimo, dall’estrema precisione e maniacalità nella pulizia, quasi ossessivo compulsiva, fino all’isteria che spesso sfoga sul suo odiato padrone.

Il povero Derecho è frustrato da questa situazione, dal dover sostenere sempre Diego e di dover subire come una sorte di schiavo tutte le angherie dei campi di calcio, da innocente qual è, perché lui non ha mai infastidito nessuno con la sua presunzione. E poi, a causa di Diego, lui ha dovuto girare per le province italiane, ad Ascoli – dove gli è stata inferta anche l’umiliazione di segnare – piuttosto che stare in Inghilterra e conoscere la sua amata, la fredda Margaret Thatcher, non a caso, opposto del suo padrone, in tutti i sensi. Per questo il piede ha cercato di sabotare continuamente il suo padrone, senza mai però avere successo nel proprio intento, tanto da essere felice quando il suo gemello viene fratturato da Goicoetxea.

È proprio questo il punto di “Derecho”: raccontare l’impossibilità di rapportarsi con la divinità, con una forza impossibile da controllare, che seppure vicina, ti travolge sempre. Attraverso la cronaca tragicomica del piede destro, di tutte le sue disavventure e continue umiliazioni, si mette in scena la difficoltà, non del semplice essere secondi, ma dell’essere ultimi, lasciati talmente indietro da essere ormai irrecuperabili, tanto da rendere inutile lo sforzo di opporsi al compiersi della Storia, quando Diego sta facendo la sua corsa più incredibile, ed il suo destro cerca di farlo inciampare, proprio nel momento in cui nella famosa telecronaca, il giornalista e poeta Morales non ha più parole per descrivere quello che sta dicendo e riesce a dire solo: “ta-ta-ta-ta-ta-ta…”. Nonostante gli sforzi, la palla è già in porta.

 

Francesco Di Maso

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