Maria Francesca delle Cinque Piaghe di Gesù:”La santa delle gravidanze irrealizzabili”

SEDIA DELLA FERTILITA'NAPOLI L’arrivo di un figlio,nella maggior parte dei casi, non solo appaga l’innato desiderio di quasi tutte le donne di diventare madre,ma soprattutto sancisce il completamento della coppia stessa. Spesso però,il problema dell’infertilità,sempre più diffuso, crea malessere in molte di esse,che nonostante decidano di affidarsi a specialisti del settore tardano a risolvere il loro disagio. Sono questi i casi in cui,presi dalla disperazione ci si aggrappa alla fede come ultima ancora di salvataggio. Napoli,città dove magia e superstizione sono da sempre una delle sue note distintive,da anni,il 6 di ogni mese, il Vico Tre Re a Toledo 13, (Quartieri Spagnoli) si riempie di donne provenienti da ogni angolo d’Italia e non solo,in attesa di potersi sedere sulla famosa“sedia della fertilità” della “Santa” Maria Francesca delle Cinque Piaghe di Gesù. Ad attenderle c’è  suor Giuliana,che dopo aver ascoltato i loro sfoghi,le tocca  sul ventre con un reliquiario  contenente una vertebra e una ciocca di capelli della beata, suscitando in esse, una sensazione di  formicolio. In breve tempo ritornano quasi tutte con un figlio, tanto che,la casa-convento è ricca di fiocchi, lettere e foto di bambini per ringraziarla del dono ricevuto. Anna Maria Rosa Gallo, venerata come santa Maria Francesca delle Cinque Piaghe (Napoli, 25 marzo 1715 – Napoli, 6 ottobre 1791) visse un’esistenza da martire, beneficiando del dono della profezia: non solo predisse anticipatamente la Rivoluzione francese  ma  si racconta avesse convinto una statua di Gesù bambino ad animarsi per farsi vestire con gli abitini che lei stessa gli aveva cucito. Un fisico martoriato, segnato da grandi sofferenze a causa delle stigmate ricevute, ogni qual volta  soffriva dei dolori della Passione che si presentavano  in concomitanza con la Quaresima, era solita riposare sulla sedia che oggi è ritenuta miracolosa,al punto che, anche i crocieristi in viaggio di nozze approfittano dello scalo napoletano per compiere il loro rito propiziatorio.

Di Fabiana Laganà

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