NAPOLI Tra i tanti personaggi di spicco del Novecento italiano, appartenenti al mondo dell’arte, non può non essere menzionato il pittore e scultore livornese, Amedeo Modigliani. Artista maledetto, dotato di una stravagante originalità, nonché genio incompreso, la cui arte pur essendo la migliore della Scuola di Parigi, fu apprezzata solo dopo la sua prematura scomparsa. Il 2020, sarà proprio l’anno in cui cadrà il centenario della sua morte, un importante circostanza per la quale l’Istituto Amedeo Modigliani ha pensato di anticipare i festeggiamenti organizzando una mostra intitolata “Les femmes”: lavoro che sarà terminato nel giro di cinque anni e che si terrà a Napoli, dal 22 maggio al 9 agosto 2015. L’allestimento si svolgerà nel sottosuolo della città, presso l’agorà Morelli, all’interno dell’antica grotta di tufo del Chiatamone espansasi nel corso dei secoli, dove oltre a poter ammirare ben 50 opere digitalizzate, i visitatori avranno la possibilità di esaminare anche 90 documenti d’epoca tra fotografie, bozze e filmati mai visti prima. Si tratta di un prestigioso e raro momento artistico, che vuole provare a divulgare l’opera d’arte e il prodotto culturale in modo alternativo e inusuale, servendosi della storia, dell’arte e della tecnologia, guidando il pubblico attraverso un percorso visivo che va oltre le tele e si sofferma sugli impulsi e le emozioni provate dall’artista nel momento in cui le dipengeva. “Les femmes” è l’insieme di tutte le donne ritratte da Modigliani, tra le quali vi sono: la giornalista inglese, Beatrice, la studentessa innamorata ma non ricambiata, Simona, l’amante e modella Lunia e Jeanne Hébuterne, la ragazza dalla quale aspettava un figlio e che si suicidò all’indomani della sua morte. L’inconfondibile stile pittorico che lo ha reso famoso in tutto il mondo è caratterizzato da volti semplificati e ridotti a poche linee geometriche, da disegni schizzati e dai meravigliosi colli allungati, vivificati da colori decisi e intensi, realizzati non per riprodurre la somiglianza con i reali soggetti ritratti, ma per idealizzarli, mantenendone i basilari caratteri fisionomici, insomma, un’arte quella del maestro livornese che si genera dalla realtà per sfociare nella purificazione delle forme, secondo un personale concetto della perfezione.
Di Fabiana Laganà