Le paciose follie di Latella

Un grande gioco, esuberante di colori, di paciose follie. Una storia insensata e soprattutto bidimensionale, trasportata sulla scena con qualche accorgimento da cui trapela la natura disciplinata di questo cospicuo disegno fantastico. Che carica gli spettatori di responsabilità, perché li chiama ad alleggerirsi da orpelli cerebrali, che indagano e pretendono motivi, spiegazioni, significati, perché, ponderate considerazioni, dove invece vince la levità della vita, fragile, evanescente, fugace. Si parte dalla leggerezza di un capitano che ondeggia e intona aggraziate risposte in rima nella sua divisa a righe, speculare alle strisce del Bonaventura fumetto, quasi foglio di carta per come si muove o dialoga cantando e poi balla il tip tap. Bonaventura è su una sedia a rotelle, il bassotto è lungo lungo, pulcioso, frenetico, ma poi vivrà il suo momento di gloria parlando. Dall’isola dei pappagalli e degli antropofagi, dove Bonaventura e la sua squadra fanno naufragio e da cui riescono a fuggire prima di essere rosolati dai cannibali, si portano come souvenir Giuiuk, che sembrerebbe la figlia dei regnanti neri mentre è la bambina della governante smarrita da piccola. Il colore della pelle scura, che durante lo spettacolo via via si schiarisce, fino a tornare bianca, è dovuto alla sozzura: da che è sull’isola la ragazzina ha sdegnato il sapone! (il copione è degli anni Trenta). Poi c’è il buffo e grosso Cecé, con la voce in falsetto, c’è la figlia del podestà, Rosolia, che sposerà il bel capitano canterino, ci sono i pappagalli, cioè gli attori con tute aderenti colorate e improbabili parrucconi. E al ritorno ad accogliere Bonaventura e il suo equipaggio c’è una platea di bigi manichini, come bagnanti in spiaggia. C’è la volontà di celiare facile, ammiccante, o sfumato, articolato. C’è uno spettacolo vivido e vivace rivolto a chiunque sia d’animo arioso e non si zavorri di opinioni. Chi sappia respirare profondamente e cacciare dalla mente tonnellate di parole. Una pièce adatta a ogni età e da rivedere perché pregna di suggestioni. Una pièce in primis coraggiosa, non è semplice dichiarare che si sta scientemente e totalmente sposando il gioco, si sta onorando, con un monumento in carne ed ossa, la fantasia. Una pièce vissuta dal cast con una complicità e un divertimento palpabile, che narrando di viaggi forzati o no, d’amore, di scoperte, di stranieri, di relazioni intergenerazionali, di amicizia, regala a chiunque un bel tempo ludico e rinvigorente.

Maura Sesia

L’ISOLA DEI PAPPAGALLI

CON BONAVENTURA PRIGIONIERO DEGLI ANTROPOFAGI
di Sergio Tofano e Nino Rota
adattamento di Linda Dalisi

regia Antonio Latella

con (in ordine alfabetico) Michele Andrei, Caterina Carpio, Leonardo Lidi, Francesco Manetti, Barbara Mattavelli, Marta Pizzigallo, Alessio Maria Romano, Isacco Venturini
musicisti Federica Furlani, Andrea Gianessi, Alessandro Levrero, Giuseppe Rizzo

scene Giuseppe Stellato
costumi Graziella Pepe

progetto sonoro Franco Visioli
luci Simone De Angelis
coreografia a cura degli attori pappagalli

assistente regia Brunella Giolivo

secondo assistente regia Alessandro Businaro

Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale 

TEATRO CARIGNANO TORINO
28 maggio – 16 giugno 2019 | Prima nazionale

Share the Post:

Leggi anche