“Si sa che tutti, grandi e piccoli, facciam volentieri le cose alle quali abbiamo abilità: non dico quelle sole” (I promessi sposi, capitolo VII). In questa saggia riflessione del Manzoni è implicita una raccomandazione, di regola disattesa, da grandi e piccoli.
Lacci, dall’omonimo romanzo di Domenico Starnone, ne fornisce un esempio da manuale.
Per quale motivo un attore che ha conseguito meritati riconoscimenti per ruoli creati sul il grande schermo (e anche sul piccolo), quale è Silvio Orlando, si incaponisce a fare teatro?
La storia narra di una crisi matrimoniale che, prima di esplodere, rimane qualche anno sotto traccia, per essere poi nuovamente sotterrata; e mostra quanto certi veleni possano scendere per li rami, e intossicare i figli. Il libro non l’ho letto, ma probabilmente è buono: il tema è inquietante, e molti di noi ci si potrebbero amaramente riconoscere.
Ma è lo spettacolo che proprio non funziona. Nel programma di sala ho cercato a chi si debba la riduzione teatrale, ma non vi figura alcun nome. Il fatto si è che non esiste un progetto drammaturgico. Fin dalla prima scena, l’attrice che interpreta la moglie è impegnata nello sforzo, eroico quanto inane, di rendere in forma teatrale una struttura epistolare. La regia alterna scenette da commedia borghese realistica (la visita dei carabinieri, rigorosamente in uniforme completa di bandoliera bianca) a suggestioni simboliche (sedie che scivolano lungo binari, alla Ronconi), che si suppone vogliano sottolineare il reciproco allontanamento dei coniugi.
Quanto alla qualità attorale, nella migliore delle ipotesi si riconosce una qualche onesta formazione accademica (dove c’è, ma non per tutti).
E allora – si chiederà i lettore – che senso ha parlarne?
Ce l’ha, per una domanda che il recensore si pone, e la cui risposta, ohimè, è scontata. Come mai, nei sei giorni di ospitalità nella sala grande del Teatro Parenti di Milano, si è registrato il tutto esaurito? Evidentemente, per il nome del protagonista. Ma ancor più desolante è l’applauso finale, frenetico, quasi da standing ovation, che ha suggellato ogni replica.
Come si potrà ripristinare, nel pubblico, un minimo di gusto e senso critico?
Claudio Facchinelli
Lacci
Tratto dall’omonimo romanzo di Domenico Starnone
Regia di Armando Pugliese
Con: Silvio Orlando, Roberto Nobile, Sergio Romano, Maria Laura Rondanini, Vanessa Scalera, Giacomo de Cataldo
Produzione Cardellino SRL
Visto al Teatro Franco Parenti di Milano il 17 dicembre 2016