"Il giardino dei ciliegi" di Čechov

Il giardino dei ciliegi

L’opera di Čechov diretta da Roberto Bacci

Va in scena al Teatro della Pergola di Firenze “Il giardino dei ciliegi”, l’opera di Anton Čechov diretta da Roberto Bacci.

“Il giardino dei ciliegi”

"Il giardino dei ciliegi" di Čechov
© Filippo Manzini

I tredici personaggi de “Il giardino dei ciliegi” di Čechov, per la regia di Roberto Bacci, accompagnano il pubblico a ritmo di fisarmonica all’interno del Saloncino Paolo Poli. La scena – spoglia e minimale, con pochi elementi fortemente evocativi – rappresenta uno spazio ricolmo di petali bianchi.

A più di un secolo di distanza dalla prima rappresentazione (1904), l’ultimo dramma dell’autore russo perpetua la tematica, ancora attualissima, del consumismo e dell’attaccamento a oggetti e possedimenti. Gli effetti del conseguente vuoto di sostanza sembrano manifestarsi nel personaggio di Ljubov’, l’unica vestita di rosso fra oltre dieci personaggi abbigliati di colori chiari, tra il bianco e il beige.

La scenografia

La scenografia è costruita in itinere dagli attori tramite lo spostamento di pochi oggetti di scena, perlopiù valige, simbolo della trama stessa, costituita da viaggi, arrivi e partenze. Sul fondale un telone color porpora, sul pavimento scenico piccoli pezzi di carta bianca a simulare i suddetti petali.

Labile il confine tra scena e platea, tra performer e pubblico; come afferma il regista nelle Note di regia: «il teatro ha bisogno del pubblico per il suo nutrimento essenziale e il pubblico acquista in questa messa in scena un ruolo drammaturgico importante, proprio per avvicinarlo di più agli attori e ai personaggi».

Il rapporto con la Francia

La drammaturgia di Čechov, in linea con certi usi e costumi russi, rivela apertamente il proprio rapporto con la Francia e infatti la protagonista, la proprietaria terriera Ljubov’, è appena tornata da Parigi.

Il legame tra i due Paesi, e il “debito” culturale della Russia, è evidente anche nell’arte, nella danza – si pensi ai primi maître de ballet dei Balletti Russi – e in opere molto più recenti come The Great (2020 – in corso), la serie tv ispirata alla vita di Caterina II di Russia.

La trama

"Il giardino dei ciliegi" di Čechov
© Filippo Manzini

La trama ruota intorno a Ljubov’ che, appena riconnessasi alla sua terra, ripensa malinconicamente al suo tragico passato: alla morte di suo figlio, agli amori sofferti, all’accumulo dei debiti, con l’imminente conseguenza di dover vendere “il giardino dei ciliegi”.

La fuga a Parigi rappresenta una soluzione superficiale mentre il ritorno in Russia, dettato dalla nostalgia per la terra natia e per la figlia adottiva Varja, simboleggia il baratro.

I personaggi

I personaggi rimangono in scena per la quasi totale durata dello spettacolo: vale la pena osservarli mentre non si scambiano battute, quando – almeno apparentemente – non compiono azioni rilevanti. Altre volte rimangono di spalle al pubblico, in prossimità del fondale, in posizione di neutro.

Vi è poi una continua costruzione e decostruzione della quarta parete, che spesso viene oltrepassata. Da una parte gli attori si rivolgono al pubblico, dall’altra indicano la presenza di un armadio invisibile proprio tra loro e la prima fila della platea. Altre volte guardano in prossimità della regia, affermando di contemplare gli alberi.

La recitazione

La recitazione sfrutta elementi anacronistici propri dei corpi dei giovani attori; Duniaša, ad esempio, osserva curiosa i tatuaggi sulle braccia di Jaša, col quale intrattiene una tresca amorosa. I due sembrano rappresentare un chiaro richiamo ai servi della commedia dell’arte, salvo non essere il vero motore dell’azione ma un puro divertissement.

Arricchisce la scena la presenza di un’abile illusionista dall’accento tedesco (nei panni di Carlotta), mentre rischia di annoiare la caratterizzazione – del resto ricorrente e già vista – della giovane Anja (figlia della proprietaria terriera) come fatua e frivola.

Luci e canto

Piacevole il lavoro sulle luci, che dà il senso dello scorrere del tempo nonché dell’intensità drammatica. Lo stesso vale per gli intermezzi musicali, che scandiscono la recitazione e l’azione. Il canto stimola una riflessione sulla formazione dei giovani attori, che oggi – come un tempo – è a tutto tondo: oltre a recitare, gli attori cantano e dimostrano piena consapevolezza nell’uso della voce e del corpo.

Tra tutti, forse la prova più ammirevole è proprio quella dell’interprete di Ljubov’, capace di esprimere con realismo ed efficacia l’inquietudine e la sofferenza del personaggio, che risulta più efficace nelle scene più ilari e giocose.

Firenze – TEATRO DELLA PERGOLA, 23 maggio 2023

Benedetta Colasanti

IL GIARDINO DEI CILIEGI – Di Anton Čechov; con Maddalena Amorini, Davide Arena, Maria Casamonti, Davide Diamanti, Ghennadi Gidari, Annalisa Limardi, Alberto Macherelli Bianchini, Claudia Ludovica Marino, Luca Pedron, Marco Santi, Nadia Saragoni, Sebastiano Spada, Emanuele Taddei; regia e scene: Roberto Bacci; adattamento drammaturgico: Stefano Geraci; costumi: Elena Bianchini; luci: Samuele Batistoni; maestra di canto: Francesca Della Monica; maestro prestigiatore: Sergio Bustric; assistente alla regia: Sofia Menci; assistente costumista: Eleonora Sgherri; macchinisti: Duccio Bonechi, Cristiano Caria, Sandro Lo Bue, Francesco Pangaro, Filippo Papucci; elettricisti: Riccardo Parrini, Lorenzo Bernini, Tommaso Tinti; sarta realizzatrice: Valentina Gualandri; costumi realizzati dal Laboratorio d’Arte del Teatro della Pergola; foto di scena: Filippo Manzini; produzione: Teatro della Toscana.

Share the Post:

Leggi anche