Genio e sregolatezza

Andrea Buscemi è Edmund Kean al Caffè della Versiliana

Mercoledì 25 luglio 2018 Andrea Buscemi si esibisce sul palcoscenico del Caffè della Versiliana (Marina di Pietrasanta) indossando i panni di colui che è considerato uno dei più grandi attori della storia, Edmund Kean. Dal teatro shakespeariano all’opera di Alexandre Dumas fino al film di Vittorio Gassman, Kean, in bilico tra genio e sregolatezza, è un’icona romantica e artistica.

Buscemi riflette sul grande attore e lo trasporta nella contemporaneità senza tuttavia estraniarlo dal contesto che gli appartiene. Toni e atteggiamenti appartengono a un linguaggio attuale mentre alcuni oggetti simbolici, una corona, un mantello o una giacca da zanni, permettono al performer di rimanere ancorato a un preciso immaginario e al suo valore nella storia dello spettacolo. In bilico fra passato e presente, l’attore pisano si cala nei panni di un attore-personaggio, lo rilegge, lo fa proprio e attua un’operazione stanislavskijana. Si tratta di un lungo monologo in omaggio alle “Memorie del grande attore”, liberamente tratto dall’opera “Kean, ou Désorde et Génie” (1836) di Alexandre Dumas; il racconto di una storia biografica che affascina per l’atmosfera bohémien ma che fa riflettere ed emozionare, lasciando sul pubblico un alone di malinconia e di tristezza. Il singolo spettatore si rinchiude in una bolla di intimità ed è libero di entrare nella camera di Edmund Kean, laddove il cassetto dei ricordi è aperto e predisposto a sprigionare ogni scheletro contenuto al suo interno. L’elemento che esalta maggiormente è la dicotomia tra scena e quotidiano, tra pubblico e privato, tra apparenza ed essenza, una contraddizione metaforica e realistica applicabile all’esterno del mondo del grande attore. Giorno e notte, luce e tenebre, un po’ Riccardo III e un po’ vittima qualunque di nottate degradanti che caratterizzano una vita altalenante, sofferente per un trascorso difficoltoso e per sensibilità emotiva. Con sincerità e rigore tecnico, Buscemi intraprende un percorso biografico tra scena e retroscena, presentandosi, auto-esaltandosi e distruggendosi in un climax discendente che è un po’ il paradigma dell’interiorità propria delle persone sensibili e creative. Vivere più vite è, in fondo, la prerogativa dell’artista.

Benedetta Colasanti

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