“Essere o non essere Amleto”: riflessioni sull’arte del teatro

La compagnia Namastè in scena al Teatro Le Laudi con una drammaturgia ispirata alla tragedia shakespeariana.

locandinaSi può affermare con una certa sicurezza che “Amleto” di Shakespeare è uno dei testi della drammaturgia mondiale più rappresentato, citato, usato e abusato, dal teatro contemporaneo e non solo. Si pensi ai più o meno fedeli adattamenti cinematografici, alle opere liriche (almeno 26), alla letteratura, o ancora alle speculazioni pseudofilosofiche sul celebre verso «To be, or non to be, that is the question». Da qui parte anche lo spettacolo “Essere o non essere Amleto” di Stefano Tamburini, rappresentato dalla compagnia Namastè al Teatro Le Laudi di Firenze e in cui la messa in scena della tragedia shakespeariana offre il pretesto per una riflessione sull’arte del teatro.

Ci troviamo così ad assistere a un bel gioco metatetrale in cui lo spettatore è sollecitato e piacevolmente divertito da una serie di ‘doppi’ che dialogano tra loro a distanza, si confrontano e si scontrano. Un gioco evidente sin dall’ingresso in platea: il sipario è aperto e svela quello che sarà il fondale dell’azione. Il palco è idealmente diviso in due parti, alla sinistra dello spettatore è impalcata la scena (e qua il primo gioco di doppi) per la recita di “Amleto”. Pochi, essenziali, elementi la tratteggiano: due scale, qualche pedana, un candido tulle. Sulla destra una sorta di camerino/attrezzeria: un tavolo, qualche sedia, uno scaleo, gli oggetti che serviranno per “Amleto”. Sullo sfondo una tenda aperta mostra il vero retropalco (ed ecco un altro doppio). Intanto, mentre prendiamo posto, un’attrice (Barbara Danzè, che sarà poi Ofelia) attraversa la ribalta, sistema qualche particolare, prende la propria borsa e scompare. Non lo sappiamo, ma stiamo già assistendo all’inizio dello spettacolo. Pian piano tutti gli attori fanno la loro comparsa, chi impegnato a ripassare la parte, chi a truccarsi, chi a sistemare il costume. Mentre l’attore che farà Amleto (Michele Fabbri) lentamente si appropria del personaggio.

Da questo momento due azioni si svolgono simultaneamente davanti ai nostri occhi, si intrecciano e si sovrappongono, anche grazie all’accorto uso delle luci. Il registro tragico che caratterizza la storia del principe di Danimarca si alterna a quello comico del dialogo tra due comparse che attendono l’entrata in scena (Andrea Nardi e Lorenzo Bittini). Per passare il tempo i due iniziano a discutere sui rispettivi modi di vivere il teatro, sui dubbi, le insicurezze, i fallimenti della loro professione. Fino ad arrivare alla decisione di scrivere un testo che scardini quelli che sono i clichés comunemente accettati e in grado di rivoluzionare la drammaturgia contemporanea. Così, mentre la tragedia procede solenne e lontana, nasce, tra una risata e una battuta, un ritratto della vita d’attore ironico e graffiante, ma anche una velata accusa a certo teatro dell’oggi che tenta inutilmente di rendere inconsistente ciò che sta alla base del fare spettacolo.

Firenze – TEATRO LE LAUDI, 1 novembre 2014

Lorena Vallieri

ESSERE O NON ESSERE AMLETORiduzione e Regia di Stefano Tamburini da William Shakespeare; direzione tecnica: Marco Ricci; assistenza alla regia: Sandra Morgantini; Compagnia: Namastè Teatro.
Interpreti: Barbara Danzè, Lorenzo Bittini, Michele Fabbri, Andrea Nardi, Rita Serafini, Fabio Cabras, Riccardo Scotto.

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