Ad Avamposti il monologo-confessione di Sarah Kane per la regia di Valentina Calvani.
Il primo impatto con il teatro di Sarah Kane è fastidioso. Non vorremmo mai ascoltare in modo tanto schietto e diretto quella parte tormentata e violenta che appartiene a ognuno di noi. 4:48 Psychosis, poi, ci butta letteralmente in faccia il delirio che si prova nel momento della disperazione, una testimonianza viva del dolore, quello vero: l’ultimo. Con la traduzione di Barbara Nativi, che per prima portò in Italia la giovane drammaturga inglese, il monologo torna in scena con Elena Arvigo diretta da Valentina Calvani per la rassegna Avamposti al Teatro Manzoni di Calenzano.
Sarah Kane scrive questo testo prima di togliersi la vita, è il suo testamento emotivo, la sua confessione. Ricoverata più volte in un ospedale psichiatrico in seguito ad atti di autolesionismo, il 20 febbraio 1999 riesce a impiccarsi con i lacci delle proprie scarpe. Lacci che Elena Arvigo porta attorcigliati al collo, per non dimenticare che questa è una storia vera, sono emozioni vere, è «quel che succede nella mente di una persona quando cadono le barriere che dividono la realtà dall’immaginazione, quando non si ha più la capacità di capire la distinzione tra vita onirica e vita reale». 4:48 Psychosis è un flusso di pensieri indistinto in cui emergono sentimenti di sconforto, di rabbia, di delusione, di solitudine. È un disperato bisogno di amore. La mancanza di fiducia verso gli altri si alterna a momenti di colpevolizzazione estrema e di perdita di sé. L’attrice cammina su frammenti di vetro sparsi sul palco, cristalli di una vita in frantumi, pezzi di un’interiorità disintegrata. Nel suo folle delirio la sensazione di essere stata rifiutata dal mondo, rigettata perché ritenuta indegna. Paranoie e istanti di lucidità si trasformano in straniamento totale, quando i pensieri sono espressi in una ripetizione asettica, priva di emozioni, quelle stesse emozioni che poi, improvvisamente, esplodono fino alla resa.
Un testo difficile, che richiede anche lo sforzo di entrare nella mente di un suicida, privilegio che nella realtà ci viene negato. Se fosse, forse, lo si potrebbe salvare. O forse no, dato che la scrittura di Psychosis non ha permesso di salvare la Kane da un destino che in lei si era già compiuto. Un testo difficile, ma che trae forza dalla semplicità emotiva che racchiude in sé e che lo spettacolo di Arvigo-Calvani restituisce in tutta la sua sofferenza.
Calenzano (Fi) – TEATRO MANZONI, 23 settembre 2015
Mariagiovanna Grifi
4:48 PSYCHOSIS – Autore: Sarah Kane; Traduzione: Barbara Nativi; Regia: Valentina Calvani; Musiche: Susanna Stivali; Interprete: Elena Arvigo.