Primavera dei teatri 2015

Ancora una volta la sedicesima edizione di Primavera dei Teatri, tenutasi a Castrovillari dal 29 maggio al 2 giugno riconferma, da un lato l’intelligenza e il fiuto critico di Saverio, Dario e Settimio, i magnifici tre di Scena Verticale; dall’altro, la vitalità culturale di questo centro sulle falde del Pollino, punta d’iceberg di varie realtà teatrali che vanno nascendo e radicandosi in una regione purtroppo ancora segnata da stigmi di altro segno.

Mario Perrotta - Milite Ignoto foto Angelo MaggioCon Milite ignoto. Quindicidiciotto, Mario Perrotta, appena dismessi gli abiti di Toni Ligabue, mostra un’abilità affabulatoria di anno in anno più raffinata e coinvolgente. Seduto per terra, in uno spazio che suggerisce un terreno sconvolto dalle esplosioni, Perrotta cattura ed emoziona lo spettatore con un ininterrotto flusso verbale, ove si amalgamano termini dialettali e inflessioni regionali. Accanto alle citazioni da E Johnny prese il fucile (il film di Dalton Trumbo), la logica cinica e perversa della guerra, e anche il fango graveolente delle trincee, evocati con la sola forza della parola rimandano a titoli che ormai appartengono alla storia del cinema, come Per il re e per la patria, All’ovest niente di nuovo, Orizzonti di gloria.

Non altrettanto riuscito Al muro. Il corpo in guerra, di Teatro Club Udine, dove la valentia e la buona volontà degli interpreti,oltre e le felici invenzioni della regia non riescono a dare spessore teatrale ad un testo pesante e ripetitivo.

Una foto di scena da "La bisbetica Domata"   (foto di Angelo Maggio)
Una foto di scena da “La bisbetica Domata”
(foto di Angelo Maggio)

Come riproporre, specie in un festival che si intitola ai nuovi linguaggi della scena contemporanea, testi classici? Factory Compagnia Transadriatica, non nuova a questi esperimenti (ricordo uno spassoso Sogno di una notte di mezza estate del 2011), ce ne fornisce un godibile saggio nella grottesca lettura de La bisbetica domata. Qui l’ambiguità del testo (un’ambiguità dalla quale il Bardo non era indenne: basti pensare a Shylock) viene portata alle estreme conseguenze, facendone un testo di denuncia della prevaricazione dell’uomo sulla donna. Il linguaggio espressivo guarda al fumetto, al teatro delle ombre, alle marionette; la scenografia, smontata e rivoltata a vista, mostrando il rovescio delle sue strutture (ricordiamo Il flauto magico di Ingmar Bergman) trasforma il trucco teatrale in gradevole cifra spettacolare.

2015-06-02 sei personaggi in cerca d'autore  foto Angelo Maggio P1300524Un risposta di segno diverso, ma non meno suggestiva, la fornisce Vicoquartomazzini / teatri di Bari con Sei personaggi in cerca d’autore. Una drammaturgia spiazzante, fin dall’incipit, ove un giovane regista (il Capocomico) in crisi, pronto ad abbandonare il mestiere per riciclarsi come animatore di un immenso panino pubblicitario, si imbatte nell’incubo dei sei personaggi. E tuttavia, la poetica e la filosofia di Pirandello c’e tutta, esaltata da un gioco sapiente, di gusto espressionista nell’uso delle luci. Una proposta intelligente, di apprezzabile effetto teatrale, che induce ad una riflessione: Pirandello, o lo si lascia stare dove è, relegato alle forme di un teatro di tradizione, oppure, se dei giovani vogliono affrontarlo, devono inventarsene una lettura nuova. Qui, ci sono riusciti.

Rcorrente il tema dei rapporti interpersonali, declinati in varie forme, specie coniugali o filiali.

"La Beatitudine"
“La Beatitudine”

Con La beatitudine, di Fibre Parallele, la cifra stralunata del gruppo si esprime questa volta in due situazioni in qualche modo speculari, fin dall’abbigliamento dei personaggi. Trasparente il riferimento a un soggettivismo di tipo pirandelliano. Coraggiosa, ai limiti del patetico, l’esibizione di corpi femminili non canonici, segnati dal degrado e dall’età; così come l’evidenza di alcuni dolorosi elementi autobiografici.

Polvere. Dialogo fra uomo e donna è l’unica produzione di Scena verticale. Anche se la sostituzione dell’attrice (la più disinvolta Cecilia Foti) rende più credibili i momenti di intimità della coppia, qualche perplessità continua a suscitare la drammaturgia, che si rattrappisce, fin dalla prima scena, nel vicolo cieco di una gelosia patologica che, evidente fin dalla prima battuta, non presenta alcuno sviluppo dinamico. Inoltre – sarà un fatto di età – ma la mia generazione, che ha vissuto i movimenti di Women’s Liberation, fatica a trovare plausibile che una situazione così apertamente prevaricatoria sia accettata supinamente dalla donna.

Milvia Marigliano in "Ombretta Calco"
Milvia Marigliano in “Ombretta Calco”

L’inferno e la fanciulla, della Piccola Compagnia Dammacco, fa riferimento a una condizione di border line mentale: una scrittura e una regia personalissima, stesa a quattro mani con l’interprete Serena Balivo, passa senza soluzione di continuità dal reale all’immaginario, dal monologante al narrativo, offrendo adeguato supporto alla spiritosa, originale prova attorale.

Anche Ombretta Calco, di Rossosimona / Officine Vonnegut, esplora il labirinto dei rapporti familiari, impastato di ricordi: uno stream of consciousness che si muove con eleganza, superando salti temporali, rendendo credibili telefonate, persino dialoghi, grazie allo strepitoso mestiere e alla presenza scenica di Milvia Marigliano

Di Scannasurice, un testo scritto da Enzo Moscato nell’82, ambientato nei bassi napoletani, riproposto da Teatro Elicantropo / Anonima Romanzi e Prospet, si apprezza l’efficacia e la vitalità (oltre che l’avvenenza) di Imma Villa, la scenografia, l’uso delle musiche. Ma le ostiche, ancorché fascinose scelte linguistiche impediscono all’alloglotta di penetrare la fabula, anche solo in modo approssimativo. Come esportare uno spettacolo simile, senza un supporto semantico?

Carlo Gallo in "Bollari"
Carlo Gallo in “Bollari”

Pure in Bollari. Memorie dallo Ionio, di Teatro della Maruca, il dialetto non è trasparente, ma la genuina adesione affettiva alla materia evocata da parte di Carlo Gallo, autore ed interprete, coinvolge l’uditorio: il versante non verbale della comunicazione restituisce i colori, i sapori, i suoni di un’epoca tramontata; una pagina della storia del costume, una galleria di personaggi tratteggiati con icastica efficacia.

Con Io muoio e tu mangi di Quotidiana.Com / Armunia Festival Inequilibrio, la coppia Roberto Scappin e Paola Vannoni, declina il secondo dei tre Capitoli per una buona morte, secondo la cifra ormai sperimentata, innervata da un umorismo gelido, surreale, anche autoreferenziale.

Buone ultime, da citare due proposte teatrali, a diverso titolo impegnate sul piano sociale.

Oscar De Summa in "Stasera sono in vena"
Oscar De Summa in “Stasera sono in vena”

Stasera sono in vena, de La corte ospitale, si segnala per il felice utilizzo di un modello espressivo originale, ove i diversi registri vocali di Oscar De Summa si alternano a esibizioni canore, declinando con dolorosa passione il tema della droga, sia nei suoi aspetti privati, sia come fenomeno sociologico ed economico.

L’uomo del diluvio, della Compagnia Amendola Malorni, unisce spiritosamente i modi disinvolti del fumetto, della narrazione di strada, con le diversamente tragiche vicende di migranti: un mix che funziona anche sul piano spettacolare.

Una citazione particolare merita, infine, il laboratorio tenuto da Tindaro Granata, rivolto a soggetti di ogni età ed estrazione culturale. L’esito finale è stato presentato al pubblico, fuori sacco, negli spazi fascinosi ma in perdurante restauro del Castello Aragonese, e ha evidenziato la straordinaria capacità maieutica di Tindaro nell’esaltare la personalità di ognuno degli accidentali attori, partendo da schegge minimali del loro vissuto e di trasformarlo in coinvolgente gioco teatrale.

Un’ultima, sommessa considerazione del recensore: perché un uso così diffuso, invasivo di quell’oggetto antiestetico e spoetizzante, che è il microfonino, spesso appiccicato alla guancia con un orribile cerotto; anche laddove né ragioni drammaturgiche, né le caratteristiche acustiche del locale sembrerebbero richiederlo?

Claudio Facchinelli

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