Valentina Sechi e Luca Tomao

“Wonder-Land”. E se tutto fosse possibile?

Lo spettacolo per bambini e per adulti di Valentina Sechi: la danza contro lo stereotipo

Dopo “Intersezioni – Dibattito De Genere”, che mostrava attraverso il linguaggio della danza contemporanea e delle tecnologie musicali le ripercussioni sul mondo femminile dovuti a certi stereotipi, Valentina Sechi decide di costruire un mondo alla rovescia, dove tutto è mutevole, dove tutto è possibile e dove il ruolo, il genere e i cliché perdono di senso.

“Wonder-Land”

“Wonder-Land”, in scena al Teatro Cantiere Florida e prodotto da Versiliadanza, è uno spettacolo adatto ad ogni fascia di spettatori in quanto si presta a svariate letture tra le righe. Dichiaratamente interattivo, si ispira a personaggi e scene di Alice nel Paese delle Meraviglie (Lewis Carrol, 1865), offrendosi a un pubblico trasversale e in media molto giovane.

I bambini – rappresentazione metaforica del nostro futuro – sono invitati a salire (scalzi) sul palcoscenico per sperimentare un mondo fantastico, in cui tutto è possibile e nel quale – se vogliamo – tutti possiamo entrare. Per loro sembra facile e scontato interagire con tazze, tavolinetti e stradine che suonano ad ogni passo; per gli adulti tutto questo risulta tenero e divertente. Ma “Wonder-Land” è molto di più.

Alice nel Paese delle Meraviglie

Il “paese” di Alice ha da sempre unito il mondo dell’infanzia e quello della vita adulta. Le due possibili interpretazioni della storia – quella infantile e quella dell’adulto – sono tuttavia profondamente diverse. Se il bambino si approccia al nonsense in maniera pacifica, semplicemente accettando qualcosa di stravagante, anzi proponendosi di andarlo a scoprire con curiosità, l’adulto rimane spesso scettico o inibito. Nel fantastico quest’ultimo cerca un senso, un simbolo, una metafora, un significato, un insegnamento: del resto la fiaba nasce proprio con questo fine.

Qualunque cosa voi siate, benvenuti a Wonder-Land

«Qualunque cosa voi siate, benvenuti a Wonder-Land!». Lo spettacolo si apre con un invito programmatico che contiene in sé l’obiettivo di non definire e di non creare paletti. Se nella vita di tutti i giorni può risultare difficile, in questo spazio ognuno può decidere chi essere.

Un personaggio in completo rosa osserva un orologio che sembra fluttuare nel buio: è per caso ossessionato dal tempo che passa? È un’eco del Bianconiglio? O semplicemente sta seguendo il movimento delle lancette? Presto entra in scena anche una fanciulla; indossa un vestitino azzurro e un grembiulino bianco, somiglia all’Alice di Carrol.

Valentina Sechi e Luca Tomao
© Giampaolo Becherini

Il mondo alla rovescia

Fin da subito Wonder-Land si presenta come una terra in cui tutto è il contrario di tutto, tutto è diverso da tutto e tutto è relativo: l’essere grandi, l’essere piccoli, l’essere stravaganti o l’essere conformi alla massa.

Gli oggetti – che forse sono il vero motore della storia – sono resi “magici” grazie alle tecniche del suono, sapientemente orchestrate da Alberto Gatti. Come già in “Intersezioni”, la messinscena gioca con la musica concreta, campionata e orchestrata dal vivo con effetti allo stesso tempo stranianti, sorprendenti e divertenti. Grazie all’interazione con questi oggetti sonori, i personaggi si trasformano e il mondo si rovescia: Alice diventa la Regina di Cuori, il Cappellaio Matto diventa il Bianconiglio.

Lo scambio di ruoli ha tutta l’aria di essere un suggerimento: nella società di oggi, in cui lo stereotipo regna padrone e in cui ci chiedono di presentarci come professione più che come persona, Valentina Sechi costruisce con gentilezza universi in cui nessuno è obbligato a cambiare idea ma in cui la riflessione, a partire dai più piccoli dettagli, sorge spontanea.

Biologia e identità

In Wonder-Land l’essere biologicamente femminile indossa l’azzurro mentre l’essere biologicamente maschile veste il rosa. Si tratta di un altro – sottilissimo – scambio di ruoli, che si riflette anche nell’uso di alcuni oggetti scena come due frecce, una azzurra e una rosa. Manovrando le frecce, i due personaggi cambiano continuamente (e liberamente) direzione.

Dopo essersi abbandonata a una danza vorticosa, Alice sceglie con fierezza di seguire una personalissima direzione, indicata da una freccia bianca. A voler cercare un significato, quella freccia indica non tanto scegliere una propria e precisa identità ma scegliere a prescindere dal genere e da quello che la società con tanta cura ci propone (e talvolta impone).

Scambiarsi le vesti ma anche togliersi le vesti

Se l’abito faccia il monaco o no, agli abitanti di Wonder-Land sembra non interessare. Il momento forse di maggior tensione emotiva dello spettacolo è il momento della svestizione, in cui gli attori sembrano distaccarsi dal personaggio e, allo stesso tempo, continuare ad abitare Wonder-Land.

Il Cappellaio Matto si libera dal suo completino elegante e striminzito, Alice getta via il grembiulino d’altri tempi così come fa con l’elegante vestitino di raso. Entrambi i personaggi rimangono vestiti di bianco, con canottiera e “mutandoni”. Scambiarsi le vesti, togliersele e anche giocare con gli indumenti, usandoli in maniera impropria, è un modo per scoprirsi e per accettarsi e per sentirsi liberi.

L’ora del tè

Anche “l’ora del tè” è fortemente simbolica: un’usanza di lunga durata, fatta di cerimoniali e di buone maniere; un’abitudine per scandire il tempo; un chiaro richiamo alla storia di Alice nel Paese delle Meraviglie; e, infine, un inedito uso di teiere e tazzine – o di semplici oggetti – in chiave scenotecnica e musicale.

La musica concreta e l’uso del rumore a scopi drammaturgici non sono certamente di nuova invenzione (specie nel mondo dei cartoons) ma in “Wonder-Land” assumono un significato inedito. Allo scoccare delle lancette dell’orologio, lo spettacolo si conclude con un salto nel buio. Le luci del palcoscenico si spengono ma quelle di Wonder-Land rimangono accese per chiunque auspichi un mondo diverso.

Firenze, TEATRO CANTIERE FLORIDA, 20 dicembre 2022

Benedetta Colasanti

WONDER-LAND – Ideazione: Valentina Sechi; coreografie, regia e danza: Valentina Sechi, Luca Tomao; musiche, scenografia sonora, sound design: Alberto Gatti; disegno luci: Gabriele Termine; scenotecnica: Eva Sgrò; costumi: Annamaria Clemente; produzione: Versiliadanza, in collaborazione produttiva con Compagnia TPO, con il sostegno di MiC, Regione Toscana, Comune di Firenze e per le residenze Teatro Cantiere Florida, Teatro Fabbrichino. Spettacolo in audiodescrizione poetica per non vedenti a cura di Giuseppe Comuniello e Camilla Guarino.

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