UNO monologhi: la seconda semifinale

Arrivano in finale Alessandro Formica con “Belena” e Federica Quaglieri con “Mi sembrava gentile” di Betta Cianchini. Ripescati per la finale anche “Disturbi” di Oscar Agostoni e “Beluga” di Silvia Franco.

La seconda semifinale del festival UNO tenutasi lo scorso 13 marzo al Teatro del Romito si è rivelata decisamente più interessante rispetto alla prima di venerdì 6 marzo. Il livello dei partecipanti, infatti, è apparso subito migliore sia per la preparazione degli attori in scena che per l’efficacia dei testi in concorso; difficile decidere chi premiare poiché alcuni monologhi si sono distinti per l’originalità del testo, altri per l’idea registica e altri ancora per l’interpretazione. Meno immediato e scontato, quindi, il voto della giuria, composta dai giornalisti Tommaso Chimenti («Il Fatto Quotidiano»), Gherardo Vitali Rosati («Corriere Fiorentino»), Matteo Brighenti (collaboratore di varie riviste online) e, anche stavolta, dal pubblico nei panni del “terzo giurato”.

Premiata la completezza che caratterizza i due testi finalisti di questa seconda semifinale. Ironico e profondo il monologo primo classificato della serata “Belena” di Alessandro Formica, la cui regia è affidata al vincitore di UNO 2013 Gianni Spezzano. Con un forte accento messinese, parrucca e tubino dorati Belene racconta la sua storia di travestito, che ha origine già nella sua infanzia. Un’identità negata, una realtà di solitudine e confusione, un senso di sporcizia che lo corrode dentro e che potrebbe essere spazzato via se solo fosse accettato dagli altri per quello che è. Vincente la narrazione tragicomica. Al secondo posto, invece, il testo drammatico “Mi sembrava gentile” di Betta Cianchini, interpretato da Federica Quaglieri per la regia di Cianchini-Quaglieri. In primo piano una tematica di grande attualità, un morbo sociale che purtroppo continua a riempire la cronaca odierna: la violenza domestica che sfocia nel femminicidio e che troppo spesso non lascia abbastanza indizi per essere punita. Condensata in 15 minuti la storia di una tragedia improvvisa, così immediata da non avere il tempo di essere evitata. Incisiva l’attrice che restituisce lo stato d’animo della vittima: prima l’inconsapevolezza, il suo sentirsi colpevole e inadeguata fino alla comprensione che giunge quando ormai è troppo tardi.

Ripescato per la finale il testo di Silvia Franco “Beluga” che presenta una scelta registica originale e intrigante. Al buio il viso dell’attrice, la cui voce meridionale riesce da sola a imprimere il dramma di un vissuto infantile deprivato, forse anche abusato; di forte impatto visivo ed emotivo le sue gambe nude, uniche protagoniste del palcoscenico, gambe che saltano e ballano, gambe che ora appartengono a un’anima fragile e innocente, ora a una donna matura e adirata. Nonostante racconti una violenza subita da bambina, il monologo focalizza l’attenzione solo su eventi allegri e divertenti. Una storia di gelosia, di possessione, ma anche di ignoranza e stereotipi, propria di una realtà regionale che non vuole modernizzarsi; un monologo che lascia aperti tanti se e che, se riuscisse a essere sviluppato in uno spettacolo più ampio, potrebbe rivelare nuove sorprese. Oltre a “Beluga” è stato ripescato per la finale anche “Disturbi” di Oscar Agostoni che era stato presentato nella prima semifinale.

Rimasti fuori concorso gli altri monologhi in scena: “Sette semplici passi” di Giordano Ducci (in scena Filippo Catelani con la regia di Vania Coveri), metafora della vita presentata come una continua partita a scacchi in cui il pedone si trova sempre in una posizione svantaggiata rispetto agli altri pezzi della scacchiera; “Il ballo di J” di e con Sylvia De Fanti (regia di Lisa Natoli), in cui il senso di solitudine e abbandono di un’adolescente si rispecchia nella figura di Judy Garland; il monologo acquista un sapore più corposo solo alla fine, quando la protagonista risolve con crudeltà il suo rapporto conflittuale con la madre. Sullo stile psicologico anche “Eredità di famiglia” di Ambra Giordano, racconto di un bambino cresciuto a Sarajevo che si porta dentro le perdite, il dolore, le barbarie e corre verso un destino già segnato. Infine, centrato su una questione di grande attualità il “Diario precario” di Andrea Giuda, ma si rivela solo l’ennesima vicenda di un giovane laureato che invano cerca lavoro in Italia. Prossimo appuntamento con UNO Monologhi, ancora al Teatro del Romito, sabato 28 marzo per la finalissima dove si sfideranno i sei monologhi selezionati.

Firenze – TEATRO DEL ROMITO, 13 marzo 2015

Mariagiovanna Grifi

SECONDA SEMIFINALE

MI SEMBRAVA GENTILETesto: Betta Cianchini; Interprete: Federica Quaglieri. Regia: Cianchini-Quaglieri.

DIARIO PRECARIOTesto, regia e interprete: Andrea Giuda.

BELUGATesto, regia e interprete: Silvia Franco.

SETTE SEMPLICI PASSITesto: Giordano Ducci; Interprete: Filippo Catelani; Regia: Vania Coveri.

IL BALLO DI JTesto e interprete: Sylvia De Fanti; Regia: Lisa Natoli.

BELENA – Testo e interprete: Alessandro Formica; Regia: Gianni Spezzano.

EREDITA’ DI FAMIGLIATesto, regia e interprete: Ambra Giordano.

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