“Una volta nella vita. Tesori dagli Archivi e dalle Biblioteche di Firenze”.

Mostra di documenti e libri per ricordare 25 secoli di storia in Palazzo Pitti.

Fig. 4FIRENZE . 133 pezzi, tra documenti manoscritti, libri e disegni, provenienti da 33 enti cittadini. Sono questi i numeri della mostra in programma dal 28 gennaio al 27 aprile 2014 nella Sala Bianca di Palazzo Pitti. Tra i documenti conservati presso la biblioteca del Museo Galileo di Firenze si trova la minuta della lettera con cui Giovanni Fabbroni, all’epoca vice direttore del Reale Museo di Fisica e Storia Naturale, chiedeva a Napoleone Bonaparte la tutela delle arti e delle scienze toscane durante l’occupazione francese. L’epistola è datata al 1800 circa ed è una felice testimonianza dell’attenzione e dell’amore con cui i fiorentini hanno a lungo tutelato il proprio patrimonio culturale. Quale altro eccellente esempio non può che essere citato il cosiddetto “Patto di Famiglia”, stipulato nel 1737 da Anna Maria Luisa dei Medici, Elettrice Palatina, con i Lorena, eredi del Granducato alla sua morte. In esso si stabiliva che, per nessun motivo, si potevano trasportare «o levare fuori della Capitale e dello Stato del GranDucato […] Gallerie, Quadri, Statue, Biblioteche, Gioje ed altre cose preziose […] affinché esse rimanessero per ornamento dello Stato, per utilità del Pubblico e per attirare la curiosità dei Forestieri». Venne così salvaguardato quell’immenso patrimonio che ancora oggi è una delle maggiori ricchezze di Firenze. Preme qui sottolineare come, nell’elenco dei beni da salvaguardare, Maria Luisa dei Medici avesse inserito, in maniera lungimirante, anche le biblioteche di fondazione medicea. Un dato non da poco. In esse, così come negli archivi pubblici e privati di Firenze (e non solo), è conservato un ricchissimo ‘tesoro sommerso’: milioni e milioni di documenti e libri, in alcuni casi veri e propri pezzi unici, che si contraddistinguono per l’epoca in cui sono stati scritti, per l’autore che li ha realizzati, per le loro dimensioni, contenuto o supporto materiale. Oggetti culturali spesso sconosciuti, troppo fragili per essere regolarmente fruiti e quindi riservati ai soli addetti ai lavori. Pregiate carte non visibili e generalmente nemmeno proposte al grande pubblico, distratto da ben più eclatanti suggestioni espositive. Non solo. L’avvio, in tempi recenti, di massicce digitalizzazioni, pur essenziali per la tutela, la conservazione e la conoscenza dei documenti stessi, rischia di far perdere di vista il valore del manufatto in sé, del documento come ‘oggetto’, che avrà sempre meno occasione di essere ammirato ‘dal vivo’. Da qui l’idea di esporre, per la prima e forse l’unica volta, parte di tali tesori: 133, per l’esattezza, provenienti da 33 differenti istituzioni cittadine. La mostra, promossa dal Polo Museale Fiorentino, in collaborazione con la Soprintendenza Archivistica della Toscana, la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, il settore Biblioteche, Archivi, Istituti Culturali della Regione Toscana, Firenze Musei e l’Ente Cassa di Risparmio di Firenze, nasce da un progetto sostenuto dalla Fondazione Florens per i beni culturali e ambientali, è diretta da Alessandro Cecchi (Direttore della Galleria Palatina) e curata dallo studioso e storico Marco Ferri. La sua visita si è rivelata una piacevole sorpresa. Alcuni pezzi risaltano indubbiamente per la celebrità dei loro autori. Alludiamo alla paginetta di mano di Michelangelo con “Schizzi di blocchi di marmo con sagoma per una crocifissione”, oggi conservata alla Fondazione Casa Buonarroti. O ancora, il disegno della Marucelliana con “Studio per Crocifisso” di Raffaello o gli schizzi dei Macchiaioli (Fattori, Signorini e Lega) appartenenti alla Biblioteca degli Uffizi. Altri provocano quasi tenerezza: il primo numero di “Topolino” non può che richiamare alla mente le letture della nostra infanzia. Ma l’esposizione è interessante soprattutto per la molteplicità dei percorsi di lettura che offre al visitatore curioso. Anzitutto (e non poteva essere altrimenti) quello della storia della città e dei suoi istituti, siano essi pubblici o privati, civili o religiosi. I vari documenti fanno infatti emergere dalle ombre del passato fatti e personaggi cruciali, lungo un arco cronologico amplissimo, tale da comprendere gli Umanisti e gli artefici del Rinascimento fino ai protagonisti del XIX secolo o gli scrittori del Novecento. Ci riferiamo, ad esempio, al “Notarile ante cosimiano” n. 16912 dell’Archivio di Stato, che alla carta 105v registra la nascita e il battesimo di Leonardo da Vinci, il 15 aprile 1452. Ed è da notare, come curiosità, la presenza di una «Monna Lisa» tra le madrine. O il registro dell’Istituto degli Innocenti che riporta il nome della prima bambina, Agata Smeralda, abbandonata nella pila di pietra. In altri casi è la vicinanza tra due ‘pezzi’ a intrigare: nella teca dedicata alla Nazionale di Firenze due schizzi di Eugenio Montale, dal “Diario dell’ex Versilia” (1969), sono collocati accanto al manoscritto autografo di alcune lezioni sull’“Inferno” di Dante tenute da Galileo all’accademia Fiorentina (1587-1588). Una chiara dimostrazione della vastità del patrimonio della celebre Biblioteca. Ma la mostra è testimonianza anche della storia del libro, dei supporti alla scrittura, delle tecniche incisorie. Ne è un esempio il minuscolo – al punto da essere visibile solo attraverso una lente di ingrandimento – libriccino con custodia contenete la “Lettera a Madama Cristina di Lorena” scritta da Galileo Galilei: di 206 pagine, è ritenuto il libro più piccolo al mondo, stampato a caratteri mobili composti a mano. O la pergamena del XII secolo che reca al centro di alcune pagine evidenti lacune dovute all’utilizzo di parti vicine all’osso dell’animale. O la raccolta di testi cristiani dell’India meridionale vergati sul recto e sul verso di foglie di palma essiccate. Una varietà di materiali e lavorazioni difficile da immaginare per chi non sia abituale frequentatore di archivi e biblioteche. Spiace solo che i percorsi di lettura siano affidati integralmente al visitatore, senza il supporto di adeguati pannelli didattici.

Lorena Vallieri

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