E’ stata la stessa Tiziana Beato di Eventi Mediterranei, audace e giovanissima produttrice partenopea, a presentare al Palazzo delle Arti di Napoli “Come il mare”, secondo appuntamento della rassegna al femminile “Donne di gusto” ideata da Rosaria De Cicco.
“Parole stese al sole, appese all’albero della conchiglia in cui tremante navigo… Per voce sola è questo canto…”. I versi risuonano nell’androne settecentesco di Palazzo Roccella e da subito rapiscono, poi la poesia si fa canto e la calda voce di Enza Di Balsio infila nell’ago della memoria il fil rouge delle passioni, e comincia a ricamare un viaggio di emozioni che sciabordano “Come il mare”. Il mare, eletto dall’attrice-cantante per “esprimere i colori dell’anima, con il suo moto perpetuo”, è partenza e approdo di un percorso che tra musica e poesia ci conduce attraverso i misteri del cuore.
La canzone napoletana, fulcro di questa singolare avventura ‘marina’, si fonde in armonioso succedersi con melodie spagnole o sudamericane, universi lontani eppure così vicini, accomunati dal caliente sentire a cui, con indiscussa maestria, la Di Blasio riesce a dare voce e animo, accompagnata solo dalla sua fedele chitarra.
Si succedono così, non in ordine crono-logico ma emozionale, tante melodie che oseremmo definire universali, dalla “Historia de un amor” del panamense Carlos Almaran alla sempreverde “Era de Maggio” di Di Giacomo-Costa, da “Carte da decifrare” di Fossati ad “Alfonsina y el mar” di Ramirez-Luna, ad una raffinata e accorata interpretazione di “Voglio ‘o mare” di Pino Daniele, all’ironica e tagliente “‘O Malamente” di Viviani, all’appassionata “Indifferentemente” di Martucci-Mazzocco, che ha lasciato il numeroso pubblico affatto indifferente.
A scandire il percorso canoro, i testi poetici scritti per l’occasione da Vanina Iodice, suggestioni in versi che accompagnano, commentano, legano l’intero iter della pièce, a cui sembrano talvolta far da eco amplificandone le note.
Insomma un lavoro composito e armonioso, che ha visto in scena il talento, la voce e la raffinatezza interpretativa di un’artista che riesce ad essere elegante e popolare, ironica e appassionata, sorridente e struggente, e che ha avuto non solo il coraggio di presentare una scaletta insolita, quanto coerente e coinvolgente, ma di non utilizzare microfoni o impianti di amplificazione in uno spazio dall’acustica ‘insidiosa’, donando allo spettacolo un valore aggiunto ed allo spettatore un calore aggiunto, lasciando che la voce (e che voce!) giungesse alla platea non filtrata da impianti, ma pura e viva. Forse anche per questo scroscianti ed entusiastici applausi hanno coronato la serata e strappato all’artista un ultimo dono: “Gracias à la vida”… Gracias Enza!”
Domenico Orsini