“Ubu and the truth commission”: un’acuta quanto divertente riflessione sul dramma dell’apartheid

Al Teatro della Pergola il capolavoro di William Kentridge e della compagnia sudafricana Handspring Puppet.

Riflettere sulla storia recente non è mai facile. La vicinanza emotiva con gli eventi rende complicato avere quel distacco critico e quella lucidità che consentono di valutare con oggettività limiti e successi di quegli stessi eventi. Riuscire poi a far riflettere, centrando il cuore del problema, e nel contempo far divertire, è cosa veramente rara. Ci riesce perfettamente “Ubu and the truth commission”, spettacolo realizzato nel 1997 da William Kentridge e dalla compagnia Handspring Puppet, ora riproposto per celebrare il 20° anniversario della democrazia in Sudafrica. Non si può dunque che ringraziare la Fondazione Teatro della Pergola e Romaeuropa Festival per aver portato a Firenze un tale capolavoro.

Un teatro di forte denuncia politica, sociale e umana, quello che la pièce scritta da Jane Taylor propone. Un racconto di verità storica, ma che, come spesso accade nella produzione di Kentridge, trae spunto da un classico: la commedia “Ubu Roi” di Alfred Jarry. Ma la follia del buffone sregolato è qui drammaticamente attualizzata dal contesto in cui viene inserita: le testimonianze tratte dall’archivio delle audizioni davanti alla “Commissione per la verità e la riconciliazione” del Sudafrica. Un’istituzione, come noto, creata a Johannesburg nel 1994 e fortemente favorita da Nelson Mandela. Il suo fine, tra successi e fallimenti, era quello di conciliare vittime e carnefici dell’apartheid attraverso la ricerca e la denuncia della verità, nonché il successivo perdono.

Ma anche un teatro che, ancora oggi, mantiene tutta la sua efficacia scenica. Con un significativo ribaltamento di prospettiva il regista ha deciso di utilizzare gli attori solo per i due personaggi della finzione letteraria: i coniugi Ubu (Busi Zokufa e Dawid Minnaar), mentre le testimonianze della Commissione sono restituite da burattini animati. Una felice intuizione, quella di Kentridge. Una testimonianza recitata da un attore, infatti, sarebbe stata irriverente oltre che meno efficace, vista la quasi contemporaneità con cui i veri testimoni stavano raccontando le loro esperienze. Il puppet riesce invece a mediare il dolore di quei racconti, ma nel contempo, impedendo l’immedesimazione, li restituisce in tutta la loro oggettiva drammaticità. Un ottimo espediente, dunque, per favorire una riflessione oggettiva e non una semplice reazione emotiva.

Stessa funzione è affidata alla traduzione grafica dei pensieri dei personaggi, immagini proiettate che sfruttano tutte le potenzialità offerte dalla tecnologia video per ottenere un linguaggio di una notevole forza espressiva. I disegni bianchi su sfondo nero raccontano l’irraccontabile e, quasi cartoni animati, trasformano i massacri e i morti in giochi da bambini. La violenza estrema diventa caricatura inverosimile, ma non per questo meno drammatica. Al contrario. Si pensi, per fare un solo esempio, alla lunga doccia con cui Pa Ubu lava via gli scheletri delle sue vittime notturne. E i frammenti fotografici, sapientemente inseriti nel racconto, sono lì a ribadire che, al di là del medium espressivo scelto, quello spettacolo ha un forte valore documentale.

E il valore di “Ubu and the truth commission” è stato più volte riconosciuto, così come la sua capacità di aver dato ancora più forza alle azioni della Commissione. Ma, se lo spettacolo sottolinea, indubbiamente, l’importanza e la necessità di affrontare un passato tragico, di fare i conti con esso, impedendo l’insabbiamento della storia, ammonisce anche sui rischi collegati alla decisione politica di concedere l’amnistia a coloro che avessero fornito una completa descrizione dei crimini commessi su base politica. E cioè quel rischio subito intuito da Pa Ubu, che non esita a sfruttarlo a proprio vantaggio. Quello di trasformare le autodenunce non nell’affermazione della giustizia, ma in un’azione di comodo, che non necessita di un sincero pentimento.

Firenze – TEATRO DELLA PERGOLA, 20 novembre 2014

Lorena Vallieri

UBU AND THE TRUTH COMMISSIONdi William Kentridge e Handspring Puppet Company. Fondazione Teatro della Pergola in collaborazione con Romaeuropa Festival 2014.

Diretto da William Kentridge; assistente alla regia: Janni Younge; scritto da: Jane Taylor; pupazzi di: Adrian Kohler; assistente alla realizzazione dei pupazzi: Tau Qwelane; animazioni: William Kentridge; scenografia e ideazione costumi: Adrian Kohler; realizzazione costumi: Phyllis Midlane e Sue Steele; luci: Wesley France; coreografia: Robyn Orlin; musiche: Warrick Sony e Brendan Jury; suono: Wilbert Schubel; editor animazioni: Catherine Meyburgh; ricerche storiche: Antjie Krog e Gail Berhmann; produttore: Handspring Puppet Company; in coproduzione con: Edinburgh International Festival, The Taipei Arts Festival and Taipei Culture Foundation, Festival de Marseille _ danse et arts multiples, Onassis Cultural Centre Athens, Cal Performances Berkeley and BOZAR Brussels; produttore associato e distributore mondiale: Quaternaire / Sarah Ford.

Interpreti: Dawid Minnaar (Pa Ubu), Busi Zokufa (Ma Ubu), Gabriel Marchand, Mandiseli Maseti, Mongi Mthombeni (burattinai).

Foto: Ruphin Coudyzer.

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