Tutte le sfide di Jessica Ferro
“Soltanto il teatro può rigenerarci”

Jessica Ferro, romana doc, è una di quelle attrici talentuose e imprevedibili, pronta a nuove sfide. L’abbiamo incontrata a poche ore dal ritorno in teatro, il 16 maggio al Teatro Antigone.

 

Jessica,il tuo percorso ha delle traiettorie particolarissime, con frenate e ripartenze, periodi di silenzio ed altri intensissimi. A cosa è dovuto?

 

Sicuramente alla mia autostima.

Ho sempre creduto di non essere all’altezza, ogni tanto sentivo quella vocina che mi ripeteva che avrei potuto recitare solo per passatempo.

Così ho fatto altro e oggi mi dico che non poteva andare diversamente.

In questo lavoro, ma come in tutti, non basta solo il talento. Devi avere una forza e voglia di fare e non devi farti buttar giù dai no.

La determinazione, la grinta, l’entusiasmo sono sicuramente doti che ho acquisito con il tempo.

Aggiunte al fatto che oggi so di potercela fare, sono il mix perfetto per andare lontano.

 

 

Partenza col botto: un testo di Dario Fo al Teatro dell’Orologio nel lontano 2006: cosa ricordi di quell’esperienza?

 

Sento ancora oggi tanto di quella ragazza soprattutto quando salgo sul palco.

I brividi, l’emozione il pianto sono gli stessi di tanti anni fa. È come quando per la prima volta ti innamori… è sempre come la prima volta.

 

Beatrice Gregorini é stata una presenza importantissima per la tua formazione. Ce ne parli?

 

Beatrice è stata fondamentale per me.

Ricordo ancora quando abbiamo parlato al telefono in quel pomeriggio invernale, ci presentò Saverio Vallone , ed io non potevo crederci…. stavo parlando con un Attore e un Attrice!!!!

Pensai…la vita è incredibile! Lei con la sua preparazione mi ha trasmesso molto.

 

 

Da un paio d’anni ho la sensazione che hai preso piena consapevolezza delle tue possibilità espressive, chi ti ha aiutato a metterle a fuoco?

 

 

Lo devo a mia cugina Flavia.

Proprio 3 anni fa mi invitò ad un seminario che stava seguendo come psicoterapeuta.

Arrivammo e la dottoressa diede a tutti in mano un copione teatrale.

Ognuno di noi doveva interpretare un ruolo ma nessuno fino a quel momento sapeva quale.

Guardai Flavia, lei sapeva…. in minima parte ma sapeva.

Fu un esperienza bellissima. Uscita da lì la ringraziai perché lei sapeva molto più di quanto io potessi immaginare… e da lì la consapevolezza di voler questo… di voler vivere di questo.

 

 

Ancora due donne nel tuo percorso teatrale: Emilia Miscio e Francesca Bruni. Com’é nata la vostra collaborazione?

 

 

Emilia Miscio l’ho conosciuta a Dicembre 2019…mi candidai ad un suo provino, andai senza aspettative (era il mio primo provino teatrale) e ricordo il suo messaggio: Ti ho assegnato la parte di Carmen.

Gridai dalla gioia, piansi,chiamai la mia famiglia in Francia… non potevo crederci.

Emilia è stata la prima regista a credere in me.

 

Francesca Bruni è entrata nella mia vita con un provino fatto (in pieno lockdown) per un suo spettacolo che porteremo in scena a Novembre al teatro Garbatella: “Maria Antonietta, l’ultima Regina di Francia”.

È un progetto importante e sono onorata di farne parte.

Quando un regista ti dà una possibilità, ti tende la mano, crede in te e non puoi non essere grato e riconoscente.

Sono un pò i tuoi maestri…. ma anche angeli.

 

 

 

La tua agenda é fittissima: per la quarta edizione di Laccio Rosso, stop al femminicidio sarai all’Antigone con il monologo Odore di fumo e di profumo orientale, firmato dalla Miscio per la regia di Marco Prato. Di che si tratta?

 

Si, il 16 Maggio sarò al teatro Antigone con il monologo “Odore di fumo e profumo orientale” scritto da Emilia Miscio e diretto da Marco prato per la quarta Edizione di Laccio Rosso.

Un monologo a cui sono molto legata perché traccia un momento particolare della mia vita. Un monologo che parla di autolesionismo, di solitudine, di mancanza di amore…. perché ci sono varie forme di violenza purtroppo.

Questo monologo per me segna Il cambiamento, il coraggio.

 

 

“L’annuncio a Maria” di Claudel ti vedrà invece in scena dal 22 maggio per la regia di Davide Forte. Un testo affascinante. Qual è il tuo ruolo?

 

 

Si è davvero un opera affascinante e profonda… io sono Elisabetta, moglie e madre, combattuta dalle decisioni e sensi di colpa.

Ma quest’opera merita davvero di essere vista e assaporata quindi preferisco non svelare altro!

Vi aspetto a Teatro!

 

Giugno molto denso: si parte il 12 con “Pronte a tutto”, il tuo debutto da autrice, ancora al Ghione. Senti la responsabilità di esporti così “in toto”?

 

 

Pronte a tutto è stato scritto un anno fà in pieno lockdown.

Credo che portarlo in scena al Ghione sia una responsabilità consapevole e ” Meritata ” dopo tutto quello che abbiamo vissuto.

È un segno di ripresa e ne sono orgogliosa.

 

 

Il 19 sarà la volta di “Scena muta”, incentrata sui danni del lockdown. Tu come hai vissuto questo momento di pausa forzata?

 

 

Diciamo che il 2021 pensavo iniziasse diversamente, ci sono stati momenti in cui davvero ho creduto di non farcela a sopportare ancora questa mancanza di ossigeno.

Vivere nell’incertezza certa è stata dura non lo nego.

Ma i progetti in cantiere erano molti e “Scena Muta” racchiude questo periodo e non vedo l’ora di riviverlo il 19 Giugno.

 

 

Appari come un’attrice versatile, irrequieta, curiosa ed audace. Tu invece come ti definiresti?

 

 

Non saprei… forse tutto è il contrario di tutto.

Un pò donna, un pò attrice?

Sono una donna che vuole fare l’attrice e sono un attrice che vuole fare la donna.

Io non so se sarò mai degna di questo lavoro… di quest’arte.

Ma so per certo che senza di essa io non esisterei.

 

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