“Trincea”: il corpo del soldato nella Grande Guerra

Al Teatro Studio Mila Pieralli di Scandicci Marco Baliani mette in scena la disumanizzazione fisica e i vuoti dell’anima dei soldati della Prima Guerra Mondiale.

“Quanto vale un uomo” è il titolo di un libro nato dalla collaborazione di Andrea Camilleri e Annalisa Gariglio con tre maestri del teatro di narrazione quali Marco Paolini, Ascanio Celestini e Marco Baliani. Quelle pagine, che riprendono tre monologhi andati in scena a Roma nel 2014, sono dedicate ad alcuni eroi italiani ormai dimenticati, ma le cui storie dimostrano il valore di ogni singola esistenza umana. L’affermazione che dà il titolo al volume ci è tornata in mente con prepotenza durante un altro monologo di Baliani, “Trincea”, andato in scena al Teatro Studio Mila Pieralli di Scandicci, gestito dalla Fondazione Teatro della Toscana. Un’ora durante la quale l’attore-narratore si è così realisticamente immedesimato nei disagi e nelle umiliazioni vissute da un soldato della Prima Guerra Mondiale da costringerci a interrogarci: «Ma quanto vale un uomo? Davvero conta così poco la sua persona, la sua dignità, di fronte alle logiche patriottiche di una società della guerra?».

Di fronte a una domanda così delicata ed essenziale il rischio di cadere in una troppo facile retorica è alto, ma Baliani lo evita con sapienza prestando il proprio corpo a un soldato volutamente anonimo e senza una precisa nazionalità. Movimento, suono, immagini e parole contribuiscono a trasformare lo spazio vuoto del palcoscenico in una trincea dove l’oralità della narrazione si confonde con la fisicità del corpo e con il suo disagio per l’impossibilità di soddisfare anche le più naturali esigenze, se non in un’umiliante negazione della propria dignità. Tra la rabbia e la paura, il desiderio della morte, il lacerante dolore fisico e mentale, irrompe prepotente la corporeità materiale e i frammenti di quotidianità restituiscono le disumane condizioni della Grande Guerra. Condizioni che dimostrano – per dirlo con parole dello stesso Baliani – «una forma di totale assoggettamento dell’uomo, la sua riduzione ad automa, fantoccio, cosa. È da quel momento storico che si inaugura in Occidente la possibilità di un controllo biopolitico del corpo umano, in forma industriale, di massa. Aprendo la strada ai tanti totalitarismi del terrore del nostro Novecento».

Lo spettacolo – cui è stato assegnato il Premio Enriquez 2016 nella categoria Teatro Contemporaneo sezione Attori e Attrici, nonché il logo ufficiale delle Commemorazioni del Centenario della Prima Guerra Mondiale dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri-Struttura di Missione per gli anniversari di interesse nazionali – supera così quello che è il cosiddetto teatro di impegno civile per diventare voce di umanità, anzi, grido di difesa del valore di ogni uomo.

Scandicci (Fi) – TEATRO STUDIO MILA PIERALLI, 06 maggio 2016

Lorena Vallieri

TRINCEAScritto e interpretato da Marco Baliani.

Regia: Maria Maglietta; scene e luci: Lucio Diana; musica e immagini: Mirto Baliani; visual design: David Loom; costumi ed elementi di scena: Lucio Diana e Stefania Cempini; direttore di produzione: Marta Morico; foto di scena: Marco Parollo. Produzione: Marche Teatro in co-produzione con Festival delle Colline Torinesi.

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