“Transcendence” : quando la tecnologia si spinge oltre il confine della realtà fondendo uomo e macchina.

Jhonny Depp, finalmente senza maschera, ritorna sul grande schermo ma il debutto alla regia di Wally Pfister non convince.

trascendenceIl dottor Will Caster (Johnny Depp) è il più importante ricercatore nel campo dell’intelligenza artificiale e lavora alla creazione di una macchina, chiamata PINN,  con coscienza di sé, basata sul cervello di scimmie usate come cavie, che combini l’intelligenza collettiva di tutto ciò che è conosciuto con l’intera gamma delle emozioni umane. Reso noto per i suoi esperimenti, Caster diventa anche il bersaglio principale di un gruppo di terroristi contrari alla tecnologia, pronti a tutto pur di fermarlo. Dopo essere stato colpito da un proiettile contenente radiazioni che lo porteranno alla morte, sua moglie Evelyn (Rebecca Hall) vuole sottoporre la sua mente al medesimo procedimento operato sul cervello delle scimmie e caricarla dentro PINN per vedere se la sua mente possa continuare a vivere usando i computer al posto della materia grigia. L’unico che sembra avere qualche dubbio è il suo migliore amico Max Waters (Paul Bettany) che si pone il problema se sia giusto farlo.  Quando la sete di conoscenza di Will si trasforma in un’ossessiva ricerca di potere, di cui non si conosce la fine, Evelyn sembra perdere il controllo e  l’unica cosa che è terribilmente chiara è che forse non c’è modo di fermarlo.trascendence 1

Wally Pfister, nato a Chicago, vincitore di un Oscar per Inception, debutta alla regia con un film ambizioso ma che non convince fino in fondo. Dopo una brillante carriera come direttore della fotografia al fianco di Christopher Nolan, scolpendo con buio e luce capolavori come Memento, The Prestige, Il Cavaliere oscuro, Inception, Pfister vuole mostrare come religione e scienza siano sempre state e continuino ad essere in conflitto. Come l’uomo ambisca alla trascendenza e quali siano le reali possibilità di farlo. Ma vuole anche riflettere su una società sempre più dipendente dalla tecnologia, anzi ossessionata da essa.

Ma purtroppo quello che realmente arriva allo spettatore è una sensazione di confusione, di non chiarezza, di una materia filmica priva di phatos in cui anche la recitazione e lo spessore dei personaggi sembra appiattirsi.  Persino un divo come Depp ne risente, qui stranamente inerte e privo di espressione.

 

Giusy Giglio

 

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