“Thais”: la “puttana rifinita” del XVII secolo

La protagonista del testo inglese di un anonimo del Seicento rivive nella rassegna Femminile Singolare con la regia di Biribò-Toloni.

Immagine 033L’origine sta in quel mondo antico dove le prostitute si chiamavano etere e dove una, Taide, avrebbe convinto addirittura Alessandro Magno a incendiare il palazzo del re di Persia Serse. Il nome Taide torna in molte opere dei commediografi greco-latini per designare le cortigiane, si ricordi la nota protagonista di “Eunuchus” di Terenzio. Ricca di fascino e destrezza la Taide (o Thais) di “The Crafty Whore”, dialogo pornografico di un autore anonimo del Seicento riportato alla luce da Daniela de Filippis, docente di Letteratura Inglese a Napoli, durante il lungo lavoro di ricerca alla British Library sulla produzione popolare, culminato nel volume del 1995 “Signore della Malavita. La stirpe di Moll Flanders”. Vincitore del Premio Procida, Isola di Arturo – Elsa Morante per la traduzione nel 1998, il libro “La puttana rifinita/The Crafty Whore” riporta il testo tradotto in italiano e un’accurata analisi di questo «ritrovamento inaspettato» del 1658 da cui Marco Toloni ha liberamente tratto il monologo “Thais”, andato in scena al Teatro del Borgo di Firenze in occasione della rassegna Femminile Singolare.

Fonte ispiratrice di “The Crafty Whore” non è altro che il celebre dialogo della terza giornata dei “Ragionamenti” di Pietro Aretino del Cinquecento. L’adattamento inglese è uno dei maggiori esempi di letteratura pornografica, definito un testo “precoce” da de Filippis rispetto a un’epoca e a un paese in cui era ancora dominante l’ideologia puritana, che sarebbe stata di lì a poco scalzata dal libertinismo degli Stuart. Infatti, per parlare liberamente di un tema tanto licenzioso, l’autore anonimo ha sentito il bisogno di simulare riprovazione per la lussuria, in certi punti emerge una critica moraleggiante al vizio che serve da monito per i giovani, ma, contemporaneamente, ne risveglia gli appetiti. Interessante il termine “crafty” (abile, esperto) tradotto da de Filippis “rifinita” per sottolineare la maestria raggiunta dalla prostituta alla fine della sua carriera, diventata una rinomata “bawd” (ruffiana).

10013313_869753436420828_7428626436264188472_n“Thais”, per la regia di Paolo Biribò e Toloni, fu rappresentato già nel 2001 dall’attrice Cristina Valentini, la quale oggi, più matura, torna a rivestire i panni della prostituta romana che narra (in un dialogo con la prostituta più giovane Antonia nell’originale) l’apprendistato e il riconoscimento della sua arte, quella del piacere, della menzogna, del raggiro, un mestiere che le ha permesso una vita di godimento e ricchezza. Spasimanti pronti a tutto pur di beneficiare delle sue beltà, grazie anche a un autentico talento da lei stessa vantato. Con la sua aria da furbetta, negli abiti lussuosi e lussuriosi (di Antonio Musa), Taide-Valentini ripercorre i suoi ricordi di giovinezza, truffe, inganni, un’eterna messinscena tra verginità ritrovate e gravidanze inesistenti, fino a una finta remissione dei peccati e ricovero in convento per attirare così l’attenzione di uno sciagurato pretendente che sposi la “puttana santa”. Una vicenda barocca che poco si discosta dalle trame e dalla corruzione che accompagnano l’uomo dai secoli antichi fino alla società di oggi.

Sguardo intenso, voce vibrante di passione, Cristina Valentini rivela l’incapacità di pentimento di questa donna ormai anziana, fiera della vita che ha condotto e, soprattutto, della scaltrezza che ha guidato ogni sua mossa. È così che fino all’ultimo istante rimane costante e invalicabile la contrapposizione – visibile anche scenicamente – tra la sua dissolutezza gagliarda e una cupa morale religiosa. Uno spettacolo che coniuga la bravura dell’attrice a un’orchestrazione completa in cui tempi e atmosfere sono scanditi dalle luci (di Lorenzo Castagnoli) e dalle musiche dell’epoca, cifra stilistica dei due registi. Ma l’operazione vanta anche il pregio di riportare al pubblico un tesoro dell’età rinascimentale, testi non facili da rintracciare e da mettere in scena, patrimonio inestinguibile della nostra storia.

Firenze – TEATRO DEL BORGO, 19 febbraio 2015

Mariagiovanna Grifi

THAISRegia: Paolo Biribò, Marco Toloni; Autore: Marco Toloni, liberamente tratto da “The Crafty Whore” di anonimo del XVII secolo; Costumi: Antonio Musa; Luci: Lorenzo Castagnoli; Interprete: Cristina Valentini.

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