Teresa Del Vecchio illumina Il Primo
con la sua “Eder Speranza”

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Napoli. Teatro Il Primo. Portare un mondo a teatro si può, e Teresa del Vecchio diretta da Giorgio Carosi, l’ha fatto, portando sul piccolo palcoscenico de Il Primo non solo una realtà interiore, quella della nostra protagonista, ma una famiglia, un paese, una città, infine l’umanità tutta, nella sua tragicomica essenza. Eder Speranza è il racconto di una vita, in cui lo spettatore è guidato alla scoperta delle speranze e delle delusioni che l’hanno costellata. Seguiamo, infatti, Eder dall’infanzia all’età adulta. Passeggiamo tra le vie del piccolo e asfittico paese di Pollena Trocchia, e fuggiamo con lei da questa bieca realtà alla ricerca di un padre e di un futuro migliore. Così cresciamo, ridiamo e soffriamo, non solo insieme alla protagonista, che rompendo la quarta parete, entra ed esce dal flusso temporale per mostrarci, quasi fossimo in una sala cinematografica, i suoi ricordi, ma una varietà di personaggi che si materializzano sul palcoscenico, interpretati dalla stessa protagonista o disegnati dalla genuina ironia, quando non comicità, dei suoi dialoghi.

Il monologo, con questa sua struttura dialogante, sapientemente giostrata dalla direzione registica e fatta brillare dalla sapienza tecnica dell’interprete, ci trascina fino a farci condividere l’entusiasmo e la fiducia proprie della protagonista. Un entusiasmo e una fiducia che vengono sempre piegate dagli accadimenti della vita e dalla crudeltà dell’essere umano. Piegate ma non spezzate. Con un sorriso, Eder è di nuovo in piedi, pronta ad affrontare le difficoltà, a sognare e ad amare con pazienza e caparbietà. E’ qui che la vita sembra giocarle l’ultimo crudele scherzo, la beffa che, come si scopre alla fine, la porta dinnanzi a noi, giudici del presunto omicidio che la vede “protagonista”. In un gioco meta testuale che fa propri non solo il teatro ma anche il cinema e la televisione, Teresa del Vecchio sembra mostrarci come Eder è prigioniera dello spettacolo crudele e allo stesso tempo affascinante che è l’esistenza umana. Le stesse musiche di Piero de Blasio ricordano quei motivi musicali, diventati poi leitmotiv di alcuni momenti cinematografici e televisivi ricorrenti, che ci avvicinano ancora di più alla protagonista o per lo meno ci inseriscono nello stesso tessuto culturale, svelando anche come il modo di pensare, in fin dei conti “comune”, è influenzato da questi media.

Quello che colpisce di più nella sua interpretazione, spostando un attimo l’attenzione dalla sua bravura, dalla verve comica e dalle sue capacità mimetiche, è la genuinità, la freschezza e la semplicità che le permettono di passare dalla comicità schietta a una drammaticità senza compiacimento e di dipingere un personaggio estremamente vero.

 

 

Napoli, 24 Novembre 2013

 

Federica Pirone

 

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