Socrate il Sopravvissuto /Come le foglie, Una scuola epica

Antonio Scurati ha pubblicato il romanzo Il Sopravvissuto nel 2005, raccontando un inedito spaccato italiano del quotidiano scolastico, lasciandosi allo stesso tempo influenzare dall’attualità straniera citando il massacro della Columbine High School (1999). Il romanzo nello stesso anno riscuote un immediato successo e riceve il Premio Campiello. Nel 2016 la compagnia Anagoor – Leone d’Argento 2018 alla Biennale Teatro di Venezia – adatta per la scena, restando fedele alla pagina scritta, Socrate il Sopravvissuto /Come le foglie, e anche la versione teatrale incontra il successo di pubblico e critica.

Scurati attraverso il suo romanzo racconta e contemporaneamente mette in discussione il sistema scolastico italiano, un sistema non funzionante o meglio indebolito; fatto da tanti ma vissuto realmente da pochi illuminati appassionati che provano ad aprire gli orizzonti degli alunni, alunni disorientati e senza strumenti che alla fine non possono non assassinare la commissione di maturità. Dal 2005, anno di pubblicazione del romanzo, al 2016, anno di debutto dello spettacolo, intercorrono ben 11 anni, anni che sanciscono un profondo cambiamento delle generazioni di studenti; la critica al sistema scuola è ancora valida ma la rappresentazione di studenti accompagnati da un forte spirito critico appare purtroppo quasi anacronistico e la messinscena assume così un côté nostalgico.

Socrate il Sopravvissuto /Come le foglie arriva finalmente a Napoli grazie alla stagione teatrale di Teatri associati di Napoli – con la direzione artistica di Lello Serao e Hilenia De Falco – in scena in data unica al Teatro Politeama.

La scena è scarna: vi è uno schermo sul fondo,  nove banchi ordinati in 3 file – un banco rimarrà sempre vuoto – e dei microfoni a destra e a sinistra del palcoscenico. Il narratore/Socrate/il professore parla proprio al microfono, impone la  sua voce, il suo pensiero non guardando mai il pubblico, anzi dandogli sempre le spalle. Rumori assordanti e ripetitivi evocano ora la vacuità del sapere nozionistico, ora l’incalzare dei docenti,  ultimo non ultimo la stanchezza e la coscienza dei ragazzi. Ogni scena è un frame, un’immagine fine a sé stessa di una narrazione dall’intento epico. Un epicità – che è da intendere come sostiene Szondi “dichiarazione dell’elemento riflessivo e narrativo del  […] teatro, messo in rilievo mediante il denudamento e la sottolineatura della messinscena” – che la si ritrova soprattutto nel non detto degli studenti, nei loro consapevoli silenzi che conducono passo dopo passo all’azione deflagrante. Una natura “epica” che si incontra anche nelle parole di Socrate e Alcibiade, nelle loro riflessioni sul sapere, sulla trasmissione dello stesso, sul rapporto quotidiano e intangibile tra professore e alunno. L’immaterialità di questo rapporto è sottolineato dalla rappresentazione del dialogo parlato sul palco e recitato sullo schermo da attori che indossano maschere greche, lo straniamento che induce alla riflessione è servito. La regia è precisa e non tralascia alcun dettaglio – luci, suoni, rumori, interpretazione – gli attori, tutti in parte, vivono la messa in scena, lo spettacolo è convincente ma non travolgente. La fedeltà alla pagina letteraria e la tematica, a tratti ostica, fanno sì che il lavoro non scorra fluido e non coinvolga completamente il pubblico; agire un po’ più in sottrazione lavorando soprattutto sulla drammaturgia avrebbe reso questa messinscena certamente più godibile.

Mariarosaria Mazzone

Teatro Politeama, 26/02/2019

SOCRATE IL SOPRAVVISSUTO / come le foglie

dal romanzo Il Sopravvissuto di Antonio Scurati con innesti liberamente ispirati a Platone e a Cees Nooteboom e

Georges I. Gurdjieff

con Marco Menegoni, Iohanna Benvegna, Marco Ciccullo, Matteo D’Amore, Piero Ramella, Margherita Sartor,

Massimo Simonetto, Mariagioia Ubaldi, Francesca Scapinello/Viviana Callegari/Eliza Oanca

Maschere Silvia Bragagnolo e Simone Derai

Costumi Serena Bussolaro e Simone Derai

Musiche e sound design Mauro Martinuz

Video di Simone Derai e Giulio Favotto

Con Domenico Santonicola (Socrate), Piero Ramella (Alcibiade), Francesco Berton, Marco Ciccullo, Saikou Fofana,

Giovanni Genovese, Elvis Ljede, Jacopo Molinari, Piermaria Muraro, Massimo Simonetto

Riprese aeree Tommy ilai e Camilla Marcon

Concept ed editing Simone Derai e Giulio Favotto Direzione della fotografia e post produzione Giulio Favotto / Otium

Drammaturgia Simone Derai e Patrizia Vercesi

Regia Simone Derai

Produzione Anagoor 2016

Co-produzione Festival delle Colline Torinesi, Centrale Fies Realizzato con il sostegno del Bando ORA! della Compagnia di San Paolo,

Premio Rete Critica 2016 – spettacolo dell’anno

Candidato come spettacolo dell’anno ai Premi UBU 2016 Premio della Critica 2016, Associazione Nazionale Critici del Teatro

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