SAVED…the spectator!

Una casa di bambole componibile, uno squarcio squallido cui vivono o meglio sopravvivono alla loro stessa esistenza personaggi inquietanti.

Reietti al margine di una casa, al margine di una società balorda. Una famiglia così definita per mera convenzione, un gruppo di “ragazzacci”, e un “bravo ragazzo”.
Qualcosa accade fuori e dentro la casa, questo luogo di passaggio, scomponibile, aperto, un apparente rifugio, un posto dove stare, eppure…eppure è invaso da silenzio e urla, da incomprensioni e disagio; persone entrano, escono e l’attraversano lasciando un altro taglio, un altro squarcio in quesa tela già così precaria.

Il dramma si consuma: un neonato viene oltraggiato, sbeffeggiato, trucidato, lapidato, ucciso.
Ucciso per puro e macabro divertimento. Non c’è alcool che giustifichi, non ci son droghe che tengano, non c’è umana ragione o follia che possa dar senso ad un gesto sì violento.
Come non c’è nulla che possa far comprendere PERCHE’ inscenare un tale dramma e con tale violenza.
É questa l’unica scena forte in due ore e mezza di spettacolo. Un elettrocardiogramma piatto, in cui l’unico picco è questa brutale azione che sconvolge lo spettatore inchiodandolo alla scena per poi ripiombarlo nell’attesa. Qualcosa accadrà, qualcuno pagherà, forse ci sarà redenzione. E invece il nulla. Lo spettacolo scorre quasi inutilmente per un’altra interminabile ora in cui niente di nuovo accade: la casa si scompone e ricompone, personaggi entrano ed escono dalla scena consumando le loro vite insulse, finchè su di essi non cade la neve.
Sfere di cristallo da capovolgere affinchè la magia appaia e la neve serena, calma, quieta cada e doni candore ad ogni cosa.
Vite da capovolgere, da rimescolare, da scuotere e ricreare. Ma sarà mai possibile questo ritorno all’umana coscienza?
Il messaggio di riflessione viene lanciato alla platea, posizionando pietre sulle poltrone. Temerari nel fornire un’arma da scagliare!

Privo di emozioni il testo, non una battuta che si ricordi, bravi gli attori senza eccellenza alcuna, banale la scelta musicale.

Interessante la scelta scenografica, seppur non innovativa.

Roma, Teatro Vascello, 29 novembre 2017

 

Elena Grimaldi

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